Salvatore Parolisi, unico indagato per la morte della moglie Melania Rea, è scontro sulle modalità del processo. Se infatti il gip aveva chiesto il giudizio immediato avanzato con inizio il 27 febbraio, richiesta peraltro accettata dalla procura di Teramo, adesso gli avvocati difensori del Parolisi chiedono il giudizio abbreviato condizionato. In cosa consiste la differenza? Nella richiesta della difesa in pratica si chiede di ripristinare il passaggio dell’udienza preliminare in cui discutere il rito abbreviato. Tutto questo a patto che venga fatta una nuova perizia medico legale che possa dire esattamente giorno e ora della morte di Melania Rea e anche la dinamica di come sia avvenuta tale morte. In pratica, si tratta di riaprire il dibattimento perché, come sostengono gli avvocati difensori, fino ad oggi le tesi del loro assistito Salvatore Parolisi non sono mai state sufficientemente prese in esame. Una prova scientifica, aggiungono, in questo tipo di inchiesta è fondamentale. Per gli avvocati Valter Biscotti e Nicodemo Gentile necessario è il contraddittorio sulle perizie. Intanto negli ultimi giorni si sonno lette nuove indiscrezioni sul caso dell’uccisione della giovane donna, scomparsa il 18 aprile 2011 e ritrovata cadavere il 20. Come si sa, la tesi accusatoria si fonda tutta sul tradimento del marito Salvatore Parolisi che aveva una relazione extra coniugale di cui la moglie sarebbe stata al corrente. Non solo: l’amante chiedeva il divorzio. Parolisi avrebbe preferito risolvere la situazione uccidendo la moglie. Negli ultimi giorni è venuta fuori una notizia non confermata che darebbe valore alle tesi dell’accusa anche se in chiave diversa. Nel computer del caporale maggiore dell’esercito infatti sarebbero emerse le tracce di una chat da lui cancellata avvenuta nei giorni immediatamente successivi alla morte della moglie, una chat intrattenuta con dei gay. Dunque questo potrebbe essere stato il nuovo movere dell’omicidio: la moglie avrebbe scoperto i rapporti del marito con i trans e lui, per paura che si sapesse nell’ambiente della caserma di questo “vizietto”, avrebbe messo a tacere la moglie. Tutte ipotesi naturalmente anche se tali tracce sul computer sarebebro state trovate.
Al momento l’accusa basa la sua tesi sul fatto che le testimonianze e le tracce telefoniche non avrebbero mai provato la presenza della coppia nel punto in cui lui invece disse che si trovavano il giorno della scomparsa della donna.