L’attesa è sempre gravida, perché ha dentro di sé non solo il sogno, ma anche il presagio di una cosa bella, che si vivrà e che si ricorderà. Questa settimana io sono in attesa, perché fra pochi giorni (già domani) inizia l’evento più divertente dell’anno, che è un festival tra i castelli delle colline del Monferrato (vai su www.golosaria.it). Venti paesi in festa, un tourbillon di interviste e di messaggi, di prenotazioni e di saluti: c’è chi viene all’Aperitivo alla Marengo ad Alessandria già venerdì sera e chi sarà, alle 11, al castello di Casale Monferrato, sabato.
Ieri mi hanno confermato che domenica il comico di Zelig Marco Della Noce, quello che fa Oriano Ferrari, sarà alle ore 11 a Vignale Monferrato, con un’ape Ferrari, e con lui i banchi di 28 comuni che faranno assaggiare le loro specialità a denominazione comunale. (Chissà che non torni anche Giovanni Storti?) Invece, alle 10 nel castello di San Giorgio Monferrato bisogna esserci se si è appassionati di fotografia, per conoscere i segreti di Mark Cooper… e per assaggiare i magnifici vini dei produttori del paese. Ma che dire di Camino, il più bel castello (così lo è solo quello di Gabiano, che mesce vini sopraffini), dove ci sarà un’ambientazione che ricorda un po’ le magie di Potter? E qui ci saranno i Valtellinesi, con la polenta e i loro magnifici prodotti.
Tutti questi pensieri, che mi destano un senso di continua di attesa per i weekend di Golosaria, ieri sono stati accompagnati da quello che per me è un regalo: l’applicazione (per iPhone, iPod Touch e iPad) Il Golosario Monferrato, con 1.200 segnalazioni per vivere questo territorio fantastico con gusto. È già su App Store da scaricare gratuitamente e, dopo un solo giorno, è già in mano a centinaia di appassionati.
Come sarebbe bello stare alla propria scrivania a twittare per invitare i propri amici sotto il sole monferrino di sabato e domenica. Invece no. Sono in giro a domandarmi come e perché questo mondo che chiamiamo gusto è fatto di luci e ombre. Lunedì sera i locali erano tutti chiusi, ma da Pietro a Castiglione delle Stiviere è stata un’esperienza di accoglienza e di cose buone.
Se vi capita andateci, perché è un bijou. Martedì, dopo quattro giorni a Montichiari, dove 27 scuole alberghiere si sono date battaglia con prove di abilità per contendersi il Gran Trofeo d’Oro della Ristorazione, è giunto il verdetto. Ha vinto la scuola alberghiera di Città di Castello, ma anche il Carlo Porta di Milano che si è piazzato secondo e ha portato la vera michetta milanese e i dolci tipici di una Milano che quasi non c’è più.
Oggi, dopo una mezza giornata alessandrina sono già di partenza per Mantova, perché è la terra che ha condiviso almeno due secoli di storia con il Monferrato. Non con i Savoia, ma con i Gonzaga. Così è la storia di questa terra: sbilanciata verso la Lombardia. E quest’anno racconteremo il 1600 e la figura di Camilla Faà di Bruno. Ma oggi a Mantova parleremo anche di cosa vuol dire comunicare: non è solo una questione di cibo e vino, è soprattutto una passione per la storia. Ecco, la cosa più sorprendente che può capitare, girando fra i castelli: il sapore della storia, lenta e immutabile, ma viva come una consegna preziosa per chi sa coglierla.