«Non posso che valutare negativamente una abbreviazione dei tempi per l’introduzione del divorzio, perché credo che una tale accelerazione induca sostanzialmente un pericoloso processo di deresponsabilizzazione». L’avvocato matrimonialista Matilde Capello commenta in questa intervista per IlSussidiario.net lo slittamento avvenuto oggi dell’approvazione della legge sul divorzio breve. In attesa di un parere della commissione Affari costituzionali che dovrà sciogliere i tanti dubbi su questa norma, la relatrice in I commissione del parere che oggi è stato rimandato, Isabella Bertolini del Pdl, ha definito lo slittamento un «rinvio tecnico di riflessione». «Il nostro esame non è nel merito, – ha aggiunto – ma di costituzionalità. Ho chiesto più tempo per approfondire se la legge crei disparità di trattamento in base all’articolo 3 della Costituzione». L’avvocato Capello ci spiega che «la famiglia è un’esperienza inestirpabile di bene, e anche la Carta Costituzionale la riconosce come un soggetto che viene prima della legge, tant’è che l’articolo 29 si limita solamente a riconoscerne i diritti. Questa risponde a una esigenza naturale dell’uomo, della donna e delle formazioni sociali, e credo che un processo volto ad accelerare una disgregazione non sia assolutamente condivisibile sotto diversi punti di vista, e non solo sotto quello della incostituzionalità». L’avvocato Capello sottolinea poi che «un’accelerazione dei tempi sulla disgregazione introduce un processo di deresponsabilizzazione ancora più grave se ci sono anche dei figli. Inoltre ai coniugi viene offerta la possibilità di lasciarsi alle spalle il passato, come fosse un semplice errore da dimenticare, senza l’assunzione di tutte quelle responsabilità che fanno parte di un rapporto coniugale e che permangono anche dopo la separazione. L’altra dimensione della responsabilità che viene intaccata è quella genitoriale, e il termine di due anni che dovrebbe essere stabilito per chi ha prole di certo non va a risolvere i tanti problemi che verrebbero a crearsi.



Va poi sottolineato che assistiamo a problematiche sempre più gravi, che sconfinano in un numero di reati sempre più pesante, anche nei confronti dei figli: recenti dati hanno rilevato che tra il 2009 e il 2010 in Italia si sono registrati 235 omicidi domestici, legati in qualche modo anche a forme di questo tipo di “liquidità” della famiglia e delle relazioni sociali. L’altro profilo che a mio giudizio viene intaccato è quello della responsabilità di fronte alla società. La famiglia è il luogo insostituibile della crescita dell’uomo, ed è quindi fondamentale non solo per la costruzione del destino di chi nasce all’interno di quel rapporto, ma è anche importantissima per le altre generazioni, a cui affidare la costruzione della vita sociale futura. Un approccio così sbrigativo tende quindi a facilitare lo scioglimento di questo vincolo, con o senza figli, che andrebbe a intaccare realmente e pesantemente l’intera dimensione della responsabilità».



 

(Claudio Perlini)

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