Nel mese scorso si è parlato di una telefonata che la cancelliera Merkel avrebbe fatto al presidente Napolitano chiedendogli di porre fine al governo Berlusconi. Per chiunque conosca le nostre regole costituzionali, o il tenore delle conversazioni tra capi di Stato e di governo, la notizia non poteva che essere un falso. Ma in un telegiornale Sky il giornalista ha chiesto a un ospite: “La telefonata è stata smentita; se non è vera, è verosimile; lei cosa pensa di questa telefonata?”. E l’altro ha detto che cosa pensava di quella telefonata “verosimile”. Si è commentato per molti minuti non il vero, ma il verosimile. Non è una eccezione.
Siamo immersi nel verosimile. Il verosimile è una non-realtà che scorre parallela alla realtà, senza mai incontrarla. E noi da questa non realtà, i Grandi Fratelli e le Isole dei famosi, in prima serata, finti innamoramenti e finti ritrovamenti di genitori fintamente scomparsi, nel pomeriggio, siamo assediati e asfissiati. Siamo passati dalla fiction, che almeno nella parole esprimeva onestamente la simulazione, al reality che trasmette la finzione spacciandola per verità.
Abbiamo vissuto almeno quattro decenni immersi nel postmoderno: antimetafisica, primato dell’apparenza, prevalenza della interpretazione sulla realtà, contestazione dell’idea stessa che potesse comunque esserci una verità. Il postmoderno ha avuto, alle origini, una grande forza innovativa e creatrice. Poi si è avvitato su se stesso, aprendo le porte a ogni tipo di irrisione, populismo autoritario e falsificazione…
Ma finalmente sembra essere iniziato il declino del postmoderno e lentamente torniamo alla realtà. È stato recentemente pubblicato un Manifesto del nuovo realismo del filosofo Maurizio Ferraris che appunto denuncia le conseguenze catastrofiche del postmoderno e riapre la riflessione a concetti di realtà e di verità. Al Victoria and Albert Museum è ancora in corso una grande mostra sul postmoderno; ho l’impressione, positiva, che se ne stiano lì celebrando le lussuose esequie.
È giunto il momento di gettare nel cestino il pensiero debole e i suoi corollari, il partito leggero primo fra tutti. Occorre costruire un nuovo pensiero forte e critico, che respinga il relativismo e non si arrenda di fronte alla fatica della ricerca della verità.
La verità non ci viene servita da obbedienti domestici. Bisogna cercarla ogni volta. È il risultato di fiducia, di prudenza e di coraggio.
Scrivo questa nota, in occasione del quarto compleanno de IlSussidiario.net, perché il giornale ha svolto e svolge con continuità una riflessione rigorosa, non partigiana né indifferente, sulle grandi questioni del nostro tempo in Italia e fuori d’Italia. Non ho visto sulle vostre colonne lo sforzo di imporre una verità; ho visto la fatica di creare le condizioni perché ciascuno a quella verità potesse arrivarci con i suoi mezzi.
Vorrei darvene atto e chiedervi di continuare, perché voi ogni giorno aiutate a leggere il vero, non il verosimile, e a costruire un nuovo modo di essere uomini e donne in questo tempo.