Dopo il vertice a Bruxelles, ritenuto da Monti un successo per il fatto che i 27 hanno affrontato non più solamente i temi della crisi e del regime di bilancio, ma anche quelli della crescita e della ripresa dell’economia, il premier ha fatto ritorno in Italia. Dove, a Palazzo Chigi, lo attendeva i vertice in corso sulla questione relativa ai disordini di questi giorni. Oggetto della riunione, in particolare, sono i lavori per la realizzazioni della linea ad altra velocità Torino-Lione. Oltre al presidente del Consiglio, sono presenti il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, il ministro dello Sviluppo Economico e dei Trasporti e Infrastrutture, Corrado Passera, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricala e il commissario straordinario di governo, Mario Virano. Dopo l’incontro di ieri al Viminale, quello di oggi è stato fortemente voluto del capo dell’Esecutivo per fare il punto sull’avanzamento delle operazioni e per capire quali misure di sicurezza intraprendere per impedire ai facinorosi di provocare più danni di quelli creati in questi giorni. La linea del governo è, da diverso tempo, ben nota: quella della fermezza. Più volte il titolare del Viminale si è espressa in tal senso, facendo sapere che, nonostante le l’esecutivo sia aperto al dialogo, si farà. In ogni caso, il ministro aveva anche fatto presente che l’eventuale decisione di non sospendere le violenze e i tafferugli che stanno mettendo a soqquadro gran parte d’Italia, paralizzando numerose arterie stradali,  precluderà ogni ipotesi di confronto. Monti, dal canto suo, a margine del vertice di Bruxelles, a chi gli chiedeva se la compagine da lui guidata intende mantenere la posizione, aveva risposto che la linea non cambia. Nel frattempo, giunge da parte della politica e della società civile un appello per discutere e affrontare in diversa maniera la situazione. Il testo è stato firmato, tra gli altri, da Don Luigi Ciotti, Nichi Vendola, Luigi De Magistris. In esso si riconosce che la tensione ha raggiunto i livelli di guardia, «con una contrapposizione che sta provocando danni incalcolabili nel fisico delle persone, nella coesione sociale, nella fiducia verso le istituzioni, nella vita e nella economia dell’intera valle».



Secondo i firmatari, le violenze sono in ogni caso da condannare. «Non si risolvono con lanci di pietre e con comportamenti violenti», spiegano, sottolineando come, tuttavia, non si possano liquidare le proteste di tante persone pacifiche a questioni da delegare alle forze dell’ordine. 

Leggi anche