Torino. Speriamo che sia follia. Speriamo che sia pazzo il criminale che a Torino ha teso un agguato mortale al consigliere comunale Alberto Musy. Che il suo gesto nasca improvviso, per un maniacale complesso di persecuzione, per una vendetta personale , per uno sgarro privato. A tanto dobbiamo arrivare, ad augurarci la follia, che già tante vittime miete ogni giorno come ci documenta la cronaca. Eppure, meglio l’imponderabile gesto di uno squilibrato che la pianificazione, la strategia a fini ideologici. Torino la ricorda troppo bene. Ci sono stati anni in cui ogni giorno si contava il bollettino dei morti, dei feriti, anzi, gambizzati, si diceva allora, e ti era andata ancora bene. Gli assassini di giornalisti, magistrati, sindacalisti, politici erano i figli di amici e colleghi di lavoro, ragazzi sbandati che rincorrendo la loro idea malata di giustizia giustificavano la violenza, lo stravolgimento della verità. Non se ne sono mai andati del tutto. Qualcuno con sconti di pena è uscito prima, in tempo per cercare altre piazze da fomentare; qualcuno ha avuto il tempo di educare figli e nipotini. Quelli che hanno capito, e chiesto perdono, quasi quasisono stati visti come deboli, o peggio, traditori. Torino sa, è sempre la prima città a sperimentare, il bene e il male. La prima a capire che quegli anni non erano poi così formidabili.



Albero Musy era ed è una brava persona, questo il primo giudizio che corre sulla bocca dei negozianti di quel centro storico rifatto e trasformato in salotto, dove abitava; un bravo cristiano, dice chi prega che se la cavi, che guarisca in fretta per riabbracciare la sua famiglia e il suo impegno. Un uomo perbene, franco, coraggioso, dicono i colleghi e gli oppositori politici, un bravo padre di famiglia, giovane, che nonostante gli impegni non ha mai mancato di star dietro alle sue bambine, come questa mattina, che rientrava  dopo averle portate a scuola. Alberto Musy che nemici aveva ed ha? Era un avvocato, e ci sta che qualcuno lo odiasse. Fino a questo punto? Si era fatto notare per la vigorosa protesta contro gli insulti, l’arroganza violenta di troppi manifestanti no tav. Gli avevano impedito di parlare in pubblico.  Non possiamo neanche pensare che la val di Susa e un pezzo di ferraglia tra i monti possano generare un odio capace di uccidere. Anche fosse uno soltanto,pronto a trasformare la civile protesta in un’azione di guerriglia antistato.



 Preferiamo pensare che sia follia. La stessa che ci auguriamo per il disgraziato che ha fatto strage di bambini, e di parà, a Tolosa.  Meglio, se è un matto, anche se ci fa orrore quando leggiamo che la civilissima America ne alleva tanti, che sparano all’impazzata nelle scuole, nei supermercati.  Ma se non è un matto, l’assassino di Tolosa, è un terrorista, uno che lotta per un ideale? Possiamo anche solo essere sfiorati dall’ idea? Questo sì che fa orrore, questo ci sgomenta e ci rende fragili, sbandati.  Se la follia ci è più familiare, se ci pare più accettabile, più facile da comprendere, allora non abbiamo più motivo di fidarci dell’uomo. Allora viviamo in un mondo  che crea dei mostri coscienti e volontari.  Perché?

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