Caso diffamazione Fininvest. Si chiude con una condanna subita da Beppe Grillo il processo per diffamazione intentato da Fininvest nei confronti del comico/politico. Grillo dovrà pagare un risarcimento di 50mila euro. Il caso risale al gennaio 2004, quando il leader del Movimento Cinque Stelle scrisse un articolo per la rivista Internazionale intitolato “Il caso Parmalat e il crepuscolo dell’Italia”. Secondo Fininvest, nell’articolo si paragonava il modo di agire imprenditoriale dell’azienda a quello della Parmalat, coinvolta in un gigantesco crack finanziario che proprio in quel periodo era sulle prime pagine dei giornali di mezzo mondo e che poi portò alla condanna fra gli altri del proprietario dell’azienda, Callisto Tanzi. Grillo aveva cercato di difendersi dall’accusa di Fininvest invocando l’intento definito satirico del suo articolo. I giudici invece hanno sentenziato che l’articolo aveva contenuti diffamatori. L’azienda milanese aveva chiesto un risarcimento di ben 500mila euro. Mentre la Fininvest con un comunicato ufficiale ha espresso la sua soddisfazione per la sentenza, da parte di Beppe Grillo non è ancora stato rilasciato alcun commento. Intanto Beppe Grillo potrebbe trovarsi al centro di una nuova polemica, anche senza magari finire davanti ad alcun giudice. Sul suo blog è apparsa una vignetta da contenuti piuttosto forti in cui il capo del governo viene disegnato dentro a una cassa da morto, cassa su cui è scritto “articolo 18” e che ha la forma di una automobile di legno. Si tratta dell’illustrazione al suo nuovo articolo postato sul suo blog intitolato “Il rasoio di Monti” in cui si polemizza con le nuove norme relative all’articolo 18. Una immagine, questa, che farà discutere, proprio il giorno dopo le polemiche che hanno coinvolto l’ex ministro Oliviero Diliberto fotografato insieme a una manifestante che portava una maglietta con la scritta “La Fornero al cimitero”. In realtà è da tempo che Grillo con il suo linguaggio fatto delsuso tipico umorismo forte chiama il capo del governo “Rigor Mortis”. All’interno dell’articolato Grillo esprime i suoi dubbi su tutta la riforma del lavoro: “Vedendo Rigor Montis spiegare che togliendo i diritti ai lavoratori ritorneranno gli investimenti stranieri in Italia mi sento preso per il culo. Crediamo davvero che un’azienda del Wisconsin o del Texas si precipiterà in Italia perché finalmente sarà libera di licenziare un bergamasco o un pugliese?”.
Non è un momento particolarmente positivo comunque questo per il fondatore del Movimento Cinque Stelle alle prese con dissidi interni al suo partito. Alcuni aderenti infatti potrebbero essere cacciati per dissidi appunto intenri sulla linea politica.