Il Consiglio dei ministri ha varato un nuovo disegno di legge che prevede e regola il caso di bancarotta individuale. Una sorta di seconda opportunità per il debitore meritevole, che grazie al nuovo ddl non si ritroverà pignorato a vita o condannato alla “morte civile”. Come ha spiegato Andrea Zoppini, il sottosegretario alla Giustizia che ha presentato il disegno di legge, “il giudice potrà guidare questo debitore verso una ristrutturazione ragionata della sua esposizione. Noi non vogliamo certo incoraggiare la corsa ai debiti. Non vogliamo neanche che una persona perda per sempre il diritto al consumo solo perché si è ammalata, ha divorziato, ha perso il posto di lavoro”. Il consumatore indebitato potrà infatti affidarsi a una prima ciambella di salvataggio, la Composizione, e ricevere consulenze gratuite rivolgendosi agli “Organismi di composizione della crisi”. In questo modo, la persona sopraffatta dai debiti potrà organizzare un piano dell’ammanco, grazie al quale far sapere quanto realisticamente potrà rimborsare, in che modo e in quanto tempo. Il piano stabilito verrà poi esaminato da un giudice, che lo approverà dopo aver stabilito che sia realmente attuabile, e successivamente presentato alla platea dei creditori.
La tutela nei confronti del consumatore indebitato risiede proprio qui, perché una volta presentato il piano, i suoi beni non potranno essere pignorati e non potranno essere prese iniziative a suo carico. Successivamente, se il debitore rispetterà quanto stabilito dal piano precedentemente stilato, potrà vedere estinto il suo debito totale. IlSussidiario.net ha chiesto un commento di questo nuovo disegno di legge a Luigi Campiglio, Docente di Politica economica all’Università Cattolica di Milano: «Si tratta di una misura già esistente in diversi paesi europei, ed è interessante il fatto che venga introdotta proprio adesso, in un momento di particolare difficoltà per le famiglie italiane. Da un lato può rivelarsi quindi provvidenziale, mentre dall’altro può certamente presentare delle controindicazioni, soprattutto per quanto riguarda la stretta creditizia delle banche, che in questo modo potrebbe accentuarsi».
Il professor Campiglio sottolinea poi che in tempi “normali”, «l’istituto del fallimento in sé, a livello di singola persona e di famiglia, aiuta probabilmente a sanare situazioni impreviste in cui diversi soggetti si trovano in difficoltà, andando a creare una sorta di barriera protettiva che in linea di principio aiuta a ripartire. Indubbiamente è difficile valutare adesso l’efficacia di tale misura, ma per il momento possiamo coglierne l’obiettivo di base certamente positivo».
Al tempo stesso, continua a spiegare Campiglio, «la situazione auspicabile è la presenza da un lato di una sorta di moratoria per tutte le famiglie che per diverse ragioni si trovano in gravi situazioni economiche, mentre dall’altro bisognerebbe approntare, anche nella normativa di legge che andrà valutata nel dettaglio, delle modalità che non provochino dei contraccolpi negativi sotto altri aspetti, come per esempio quell’ulteriore restrizione del credito di cui parlavo in precedenza. In un momento come questo, un provvedimento del genere non deve dimostrarsi un ostacolo o un ulteriore elemento di garanzia, implicitamente richiesto dalle banche, per concedere prestiti, ma una vera occasione per ripartire».
Il professor Campiglio ci spiega poi che «almeno il 20% delle famiglie con reddito più basso ha un risparmio negativo, quindi consuma più di quanto spende. Questo è un segnale preoccupante del fatto che, in modo permanente o altalenante, una parte delle famiglie italiane effettivamente attraversa periodi di difficoltà. Quindi, in questa fase così acuta della crisi, probabilmente questa fetta di famiglie si ritrova indebitata. Fino a dieci anni fa le famiglie italiane erano anche le più risparmiatrici, e se c’è un dato che mi preoccupa molto è quello riguardante la capacità di risparmio delle famiglie, che negli anni è andato tendenzialmente a diminuire».