Yara Gambirasio: fu tentativo di stupro. Le nuove tracce genetiche identificate sugli slip e sui leggins della ragazza rapita e uccisa nel novembre del 2010 sarebbero tracce di liquido seminale. Ci fu dunque un tentativo di stupro quella sera che Yara venne rapita, come peraltro si era sempre pensato, uno stupro che non fu possibile completare per la resistenza opposta dalla ragazza. L’aggressore allora preso dall’ira massacrò Yara colpendola alla testa presumibilmente con un sasso e ferendola con un taglierino, quindi lasciò il corpo nel campo dove venne ritrovata cadavere tre mesi dopo. Secondo le indagini mediche, Yara non era morta quando venne abbandonata, ma morì in seguito per le ferite riportate. Una prova definitiva della terribile tragedia a cui venne sottoposta la ragazzina tredicenne, morta eroicamente per difendersi dalle violenze del bruto. Adesso ancora una volta si spera di riuscire a identificare l’assassino: a disposizione circa 14mila dna presi da altrettante persone in questi lunghi mesi di ricerche, dna che fino ad oggi non hanno portato ad alcuna conclusione. La speranza ulteriore è che se non è possibile risalire direttamente all’assassino, si possa almeno risalire a un suo parente. I 14mila dna prelevati fino a oggi infatti non danno alcuna corrispondenza piena con alcuna persona. Indagini pesantemente criticate da più parti, quelle seguite fino a oggi, basate unicamente sul metodo scientifico e anche con una ingente spesa di denaro pubblico. Per diversi esperti sarebbe ormai impossibile risalire all’assassino. Nel cantiere dove Yara venne trascinata inizialmente infatti lavoravano diversi operai stranieri che oggi sono tutti tornati a casa loro: di nessuno di questi operai è stato mai prelevato il dna, per cui l’assassino potrebbe non venire mai identificato. Ma le indagini continuano, nella speranza di quella che ormai potrebbe essere solo una scoperta miracolosa. Anche la pista del parente dell’assassino infatti non ha fino a oggi portato alcun risultato concreto. Per ben cinque volte si era pensato di essere sulla strada giusta, ad esempio quella di un giovane che frequentava la discoteca nei pressi del campo dove è stato ritrovato il corpo di Yara: la madre aveva lavorato in passato come cameriera a casa dei Gambirasio.
Tutti i controlli del dna però non avevano portato a nulla. Così è stato anche per gli altri casi, in uno di questi si seguì addirittura la pista di un possibile parente che risiedeva a Roma.