Oggi la Chiesa cattolica celebra San Martino I Papa e martire (Todi, V secolo; Chersonea, Crimea, 16 settembre 655). Originario di Todi, non si sa molto della sua vita fino a quando non entrò a far parte degli alti livelli ecclesiastici. Aveva operato, prima di diventare Papa, come apocrisarius papale, legato alla chiesa di Costantinopoli. Tenuto in grande considerazione per saggezza e virtù era stato uno dei più validi collaboratori del Papa Teodoro I. Dopo la morte di quest’ultimo Martino fu eletto al soglio pontificio e dimostrò subito una certa fermezza di intenti. Non domandò, né tantomeno attese il consenso alla sua elezione da parte dell’imperatore Costante II poiché quest’ultimo aveva promulgato il “Tipo”, un documento in difesa dell’eresia dei Monoteliti la cui diffusione venne pesantemente ostacolata da Martino, il quale, subito dopo la sua elezione indisse un concilio presso la Basilica Lateranense al quale furono invitati tutti i vescovi d’Occidente. In cinque solenni sessioni del Concilio venne affermata la condanna all’eresia monotelita, il che provocò la rabbiosa reazione dell’imperatore bizantino: cosicché egli, convocato l’esarca di Ravenna, Olimpio, gli ordinò di recarsi immediatamente a Roma per arrestare il Papa. Olimpio fu particolarmente zelante nel suo compito, tanto che anziché arrestarlo, cercò di farlo assassinare dal suo scudiero durante la celebrazione della messa nella chiesa di Santa Maria Maggiore, ma gli andò male: nel momento stesso in cui stava per ricevere l’ostia consacrata, lo scudiero che aveva già estratto il pugnale fu colpito da improvvisa cecità e non poté portare a termine l’efferato piano. Con buona probabilità fu questo evento a fare si che Olimpio mutasse radicalmente atteggiamento nei confronti di Martino tanto da arrivare a definire con il Papa una lotta armata contro Costantinopoli, la qual cosa fece infuriare l’imperatore Costante il quale, nel 653, morto Olimpio di peste, si vendicò facendo arrestare il Papa santo e il nuovo esarca di Ravenna succeduto a Olimpio, Teodoro Calliopa. Martino venne dunque processato con l’accusa di avere tramato contro Costantinopoli con Olimpio, mettendo così a repentaglio tutto l’impero e per questo egli fu successivamente trasferito nel Bosforo presso la sede della corte imperiale. Il viaggio fu la prima dura prova di un martirio che iniziò proprio in quel momento, visto che durò ben 15 mesi con numerosi scali: durante questi momenti in cui poteva talvolta toccare la terra ferma, i fedeli suoi sostenitori accorrevano da lui e cercavano di parlargli, ma non fu permesso loro di avvicinarvisi; durante il lungo viaggio non gli fu nemmeno consentito di lavarsi. Giunse così a Costantinopoli il 17 settembre del 654 e steso sul suo giaciglio attraversò la città sulla pubblica via dove venne esposto per un giorno intero alla gogna tra gli insulti del popolo, dopodiché venne portato al carcere e lì rinchiuso per tre mesi. Dopo questa ennesima umiliazione iniziò il processo vero e proprio, lungo ed estenuante, durante il quale non gli furono nemmeno risparmiate le peggiori sevizie, tanto che il santo affermò esasperato che qualsiasi morte sarebbe sopraggiunta come beneficio. L’infamia continuò ancora con umiliazioni pubbliche, con l’esposizione ai rigori del freddo del santo spogliato delle sue vesti, sempre legato a delle pesantissime catene. Alla fine fu rinchiuso nella cella destinata ai condannati a morte da cui uscì solo per essere deportato in Crimea, a Chersonea, luogo per il quale fu fatto partire segretamente.
Qui, nelle condizioni in cui era ridotto, venne abbandonato del tutto, condannato a patire la fame e gli stenti per altri quattro lunghi mesi, fino a che non lo colse finalmente la morte, attesa da lui come una consolazione, come la fine delle sue inenarrabili sofferenze. Morì quindi in quella cella il 16 settembre del 655, fiaccato nel corpo ma mai nella volontà grazie alla quale affrontò tutto con grande forza d’animo. Dopo la sua morte venne sepolto davanti alle mura di Cherson, nella chiesa di Santa Maria ad Blachernas e divenne subito oggetto di venerazione sia a Oriente che a Occidente.