Oggi la Chiesa ricorda la ricorrenza in onore a Sant’Anselmo d’Aosta, vero e proprio vanto della Lombardia e della Valle d’Aosta. Sant’Anselmo nacque ad Aosta nel 1033, dall’unione di Gundulfo de Candia, che sembra avesse origini Longobarde, ed Eremberga de Ginevra, originaria della bassa Borgogna e nota parente del conte Oddone di Moriana e di Savoia. Fu inizialmente educato da un parente, ma presto i metodi brutali del maestro,non sembrarono coincidere con le esigenze del piccolo Anselmo così che abbandonò gli studi ed espresse la volontà di entrare a far parte della vita conventuale. Dopo la morte della madre, e a causa dell’avversità con la quale il padre apprese la notizia della sua volontà monastica, Anselmo all’età di 20 anni decise di scappare di casa, insieme a un servo. Dopo qualche anno tra la Borgogna e la Francia, arrivò in Normandia, ad Avranches, spinto dalla voglia di conoscere Lanfranco di Pavia, noto priore dell’Abbazia di Notre Dame Du Bec, e responsabile della scuola annessa. Era tale la fama di questa, che studiare presso la sua abbazia rappresentava un vero e proprio sogno per molti chierici del tempo, e così fu per il giovane Anselmo. Alcuni anni dopo, conclusi gli studi, Anselmo prese gli ordini in quella stessa abbazia,che lo aveva allevato e successivamente divenne stretto collaboratore del suo maestro. Nel 1063 fu promosso priore e maestro di arti liberali, diventando di fatto il successore dello stesso Lanfranco di Pavia, ormai trasferitosi nella vicina cittadina di Caen, dove divenne abate del convento di Santo Stefano. Nel 1078 morì il cavaliere Erluino, fondatore e abate del convento di Notre Dame e Anselmo, venne eletto all’unanimità, suo successore. Visse nell’abbazia fino al 1092. Questo fu il periodo più prolifico per il monaco, sotto il profilo della riflessione pedagogica. Compose le due più note opere, ovvero il Proslogion e il Monologion, oltre ai celebri testi dottrinali quali il De grammatico, il De veritate, il Casu diaboli e il De libertate. Il suo metodo didattico si distinse, secondo quanto riferisce il suo biografo Edmero, nella rigida tradizione di ferma severità che costringeva gli alunni ad una ferrea disciplina e ad una somma conoscenza di tutti gli infiniti principi, tutti da imparare a memoria, tramite ripetizione continua. Come priore e Abate, Anselmo viaggiò molto, spesso per lunghi periodi, come quello passato in Inghilterra, a Canterbury, nel 1080, durante il quale ebbe il piacere di incontrare ancora una volta il vecchio maestro, Lanfranco, ora diventato arcivescovo. Qui conobbe anche Eadmero, a cui si devono le poche notizie biografiche pervenuteci. Circa un decennio dopo, nel 1093, divenne arcivescovo di Canterbury. Qui intraprese un’intensa attività, anche politica: due volte venne in contrasto con i re Enrico I e Guglielmo II, per questo motivo conobbe la via dell’esilio. La successiva pacificazione tra Papa e i re gli consentì di ritornare a Canterbury, dove morì nel 1109. La sua canonizzazione avvenne nel 1494, mentre nel 1720 fu proclamato Dottore della Chiesa. 



Lo scritto più famoso, prodotto durante il periodo inglese fu il Cur Deus Homo (perché un Dio-Uomo?). Anselmo ha scritto anche una vasta raccolta di meditazioni, preghiere,e un corposo epistolario, tra le cui righe è possibile ricostruire anche i solidi legami di amicizia che amava costruire con tutti i suoi discepoli. Non è ricordato solo come teologo, ma anche come filosofo. Talvolta viene definito “padre della scolastica”, sopratutto per la sua ricerca, messa a punto nel Proslogion, di un unico metodo immediato, fondato sulla sua stessa persona, con il quale riesce a dimostrare l’esistenza degli attributi del divino. Lo stesso Immanuel Kant definì questo principio, prova dell’esistenza di Dio, anche se Anselmo non utilizzò mai questa definizione.

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