Il 23 aprile è il giorno in cui la Chiesa Cattolica celebra il Santo Martire Giorgio, la cui sepoltura avvenne a Lidda, nei pressi di Tel Aviv, e che a partire dal IV secolo, venne riconosciuto martire di Cristo. Nella tradizione popolare viene raffigurato come il cavaliere che sconfigge il drago, e rappresenta il simbolo della fede, che trionfa sulla forza del male. E’ il patrono di arcieri, cavalieri, soldati ed esploratori. Per rendersi conto di quanto è diffuso il culto che accompagna il santo cavaliere basti pensare che solo in Italia, vi sono 22 comuni omonimi, negli Stati Uniti “Georgia” è addirittura il nome di un stato membro, e tra Gran Bretagna, Irlanda, Grecia e molti altri paesi Europei, non si contano i sovrani che nei secoli hanno deciso di adottarne il nome. E’ inoltre patrono d’ Inghilterra, di intere regione portoghesi, spagnole, e di città come Genova, Ferrara, e Campobasso, solo per citarne alcune. Il mistero avvolge la sua figura. Ormai da secoli infatti, gli studiosi cercano informazioni per meglio definire le sue origini e la sua vera identità. Solo alcune notizie biografiche sono contenute nella “Passio Georgi”, testo decretato però, di tipo apocrifo, ovvero ritenuto dalla chiesa tra i testi contraffatti. Scritti successivi invece non sono altro che diverse elaborazioni del mito e della leggenda, che non offrono dunque notizie dal taglio agiografico, ma relative più che altro al culto. In ogni caso dalla “passio” si legge, senza ufficiale certezza, che Giorgio era natìo della Cappadocia, figlio di Policronia Cappadoce, e Geronzio Persiano, i quali vollero un educazione cristiana per il figlio. Una volta adulto, entrò a far parte della grande armata di Diocleziano, il quale però, con l’editto del 303, intraprese la via di persecuzione dei cristiani. Giorgio di Cappadocia allora, spartì i suoi bene ai poveri, e svestitosi dell’armatura fu arrestato, accusato di aver strappato l’editto. Confesso successivamente in tribunale la sua fede in Cristo, senza un minimo di timore e palpitazione. Rifiutò l’offerta di rinnegare la sua fede, e come accadeva in quei tempi, in circostanze simili, fu sottoposto a supplizi pubblici e poi rinchiuso in carcere. Qui gli appare il Signore, che gli predice 7 anni di tornenti, durante i quali conoscerà 3 volte la morte e altrettante la risurrezione. Poi molte versioni contrastano circa il seguito, tranne per quanto riguarda le modalità di esecuzione: venne decapitato.
Il culto del martire cominciò non subito ma quasi, come dimostrato da numerosi resti archeologici, ritrovati sulla chiesa eretta qualche anno dopo la sua morte, sulla sua tomba. Durante le guerre dei Crociati, furono proprio questi ad accelerare la trasformazione del martire guerriero in Santo, identificando inoltre la sconfitta dell’islam con la sconfitta del drago. Al tempo dei normanni, il culto si radicò incredibilmente in Inghilterra, fino a quando due secoli dopo, re Edoardo III, istituì il famoso urlo di guerra “Saint George for England”, e istituì l’ordine monastico dei cavalieri della Giarrettiera o di San Giorgio. Sono moltissime le trasformazioni che questa figura ha assunto nelle diverse aree dove il suo culto è arrivato. In alcuni paesi Slavi essa diventa addirittura una presenza pagana, in contrasto con l’inverno e portatrice di primavera. In ogni caso, è universalmente riconosciuto come umile martire, che in piena libertà, volle essere testimone, della fede in Cristo, pagando non solo con il sangue e con la sofferenza, ma con la propria vita, come molti altri giovani del suo tempo. Anche i musulmani conoscono il suo culto, conferendo proprio a lui l’appellativo di profeta.