Arrivano i ponti e, come di consuetudine, le città si svuotano. Anche con la crisi, dice qualcuno che osserva ogni volta il fenomeno di Milano. E se la meta per alcuni sono le seconde case che servono a risvegliare la nostalgia del mare, per altri ci sono soluzioni considerate “mordi e fuggi”. Una di queste l’ho vissuta in Trentino, o meglio in Valsugana, che è considerata la valle più povera di questa provincia molto versatile, dove il mio cuore batte per la Valle dei Laghi. E qui apro una parentesi per dire che in questa area (i paesi sono Calavino, Cavedine, Lasino, Padergnone, Terlago, Vezzano) si produce uno dei più straordinari vini italiani: il Vino (con la o finale) Santo, già conosciuto ai tempi del celebre Concilio, frutto di uve bianche nosiola passite sulla brezza dell’òra che spira in questa porzione di territorio. Il Vino Santo è un sogno, prodotto da sole 7 cantine, che lo invecchiano almeno 10 anni prima di metterlo in commercio. È un vino “da meditazione”, dolce ma mai stucchevole, perché la sua acidità presente lo rende vivo anche dopo svariati decenni (il campione del 1980 era freschissimo).



Ogni anno a Palazzo Roccabruna di Trento (via SS. Trinità, 24 – tel. 0461887101 – Palazzo Roccabruna: vini e prodotti trentini), che è un’enoteca permanente, ma anche ristoro e lounge wine, mi trovo a fare il punto su questa specialità che viene abbinata a formaggi, dolci e altri prodotti. Quest’anno ho conosciuto un maestro di sci, Luigi Zortea, che vive in un posto incantato della Valsugana dove, con la moglie Mirella Simoni, apre il suo agritur Maso Santa Romina (strada per Calaita – tel. 0439719459), che ha avuto persino la visita di George Clooney in moto. Da Trento si prende la strada verso Feltre-Belluno, percorrendo una valle bellissima, dove non c’è vino. Però c’è Tullio Valcanover che coltiva il Mais Spin di  Caldonazzo per fare la tipica polenta della Valsugana. Lui è di una simpatia esagerata e l’amore che mette nel suo lavoro lo si ritrova in quei succhi di mele del Trentino impareggiabili (via Miralago, 5 – tel. 0461848184). Tullio ha conosciuto da poco l’azienda Effebiti (via Prandella, 1/a) che a Ospedaletto produce una birra in stile belga, eccezionale. Almeno così mi è sembrata la triple. Adesso stanno progettando una birra con il suo mais, per accentuare ancora di più, secondo la logica del chilometro zero, il nome di Valsugana.



Tornando all’agritur, ultima tappa in fondo alla valle, aspettatevi una baita di legno che guarda la valle e il sorriso dei due coniugi. Al piano di sopra, col camino ancora acceso, due sale aperte accolgono gli ospiti. Avrete una scelta eccellente di vini, per accompagnare i canederli con erbette su letto di cavolo cappuccio, la polenta con la tosèla alla griglia, le mezzelune di patate blu ripiene di formaggi di malga, il cervo in umido e il coniglio al forno, fino al loro tiramisù di fragole. Starete bene. E mi ringrazierete: una sosta davvero felice.

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