Il caso dell’omicidio di Garlasco della giovane Chiara Poggi potrebbe riaprissi ancora una volta. Lo scorso dicembre il processo di secondo grado aveva scagionato Alberto Stasi, unico imputato per la morte della fidanzata avvenuta il 13 agosto 2007. Il giovane era dunque stato dichiarato innocente e assolto sembrava definitivamente Adesso l’accusa fa nuovamente ricorso e chiede un nuovo processo con la motivazione di fare una nuova perizia sulle macchie di sangue. Per il sostituto procuratore Laura Barberini i giudici di appello infatti avrebbero isolato gli indizi senza prenderli in esame in modo complessivo. In questo senso viene ritenuta “priva di consistenza logica” la motivazione che sia stato un ladro occasionale a uccidere Chiara Poggi. Questo perché il quadro probatorio sarebbe stato ridotto a due soli indizi. E cioè la presenza del dna della vittima sui pedali della bicicletta di Stasi e l’impronta digitale dello stesso Stasi sul porta sapone del bagno della abitazione della famiglia Poggi. Prove definite incosistenti perché il giovane ovviamente era stato parechcie volte a casa della ragazza. “Congetture o supposizioni personalistiche” sarebbero invece state fatte su elementi che per l’accusa sono invece importantissimi nell’accusare il giovane di omicidio. L’aggressione, come peraltro l’accusa aveva già detto in precedenza, e la conseguente morte della Poggi sarebbe stata fatta con una tale ferocia che un ladro occasionale non avrebbe mai portato a termine, perché dettata da emotività definita disperata. Tale emotività può trovare una ragione solo “in rapporti profondi e contrastati”. Ricordiamo come venne trovato il cadavere di Chiara Poggi: riverso sulle scale, colpita alla testa con un’arma che non è mai stata trovata che si ritiene fosse un martello. Davvero un ladro che passava di lì per caso per un furtarello avrebbe fatto ciò, cioè uccidere con tatanta violenza solo perché scoperto? E’ quanto chiede l’accusa per motivare un nuovo processo nei confronti di Alberto Stasi.
Infine il fatto che Stasi che fu quello che trovò il corpo della ragazza per primo, davvero potesse non sporcarsi le suole delle scarpe con tutto il sangue che era sparso in giro come risultò dagli esami. Quando andò dai carabinieri infatti a denunciare l’omicidio, Stasi aveva le suole delle scarpe perfettamente pulite.