Mentre la Bocconi de’ noantri (leggasi Luiss di Roma) sbandiera un francamente poco credibile 43,79% di consensi nei confronti di Mario Monti, spingendosi a sostenere che un’inverosimile lista guidata dal già consulente Goldman Sachs (nonché membro della Trilateral e del Bilderberg), arriverebbe a conquistare il 29,6% delle preferenze degli italiani, da nord a sud, isole comprese, contro di lui (e non solo) fioccano denunce che rischiano di intasare la Procura della Repubblica di Roma.



Attentato contro l’integrità, l’indipendenza e l’unità dello Stato (art. 241 del codice penale), associazione sovversiva (art. 270 c.p.), attentato contro la Costituzione dello Stato (art. 283 c.p.), usurpazione di potere politico (art. 287 c.p.), attentato contro gli organi costituzionali (art. 289 c.p.), attentato contro i diritti politici del cittadino (art. 294 c.p.) e financo cospirazione politica mediante accordo e mediante associazione (artt. 304 e 305 c.p): sono le accuse che, in blocco, ma anche a puntate, vengono rivolte a colui che più d’uno principia ad appellare come “Re Giorgio”, insieme col bocconiano premier e la nutrita squadra di qualificati tecnici che lo affiancano nella missione di salvare il Bel Paese. Li si accusa, in parole povere, di aver fatto un vero e proprio “colpo di Stato”.



Non sono le uova lanciate dai ragazzi dei centri sociali all’indirizzo dei ministri Fornero e Profumo a Torino: sono i (masochistici) appelli di cittadini di ogni luogo e censo che reclamano quella sovranità che, stando al primo articolo della Costituzione, appartiene al popolo. Ad Abbiategrasso Salvatore Mandarà, a Vicenza Fabio Castellucci, a Vigevano Giuseppe Contini, A San Sebastiano al Curone Marines Zanini, a Perugia Carla Catanzaro, a Brescia Davide Trappa, a Biella Stefano Prior, a Nuoro Lai Estevan, a Bologna Roberto Chiavetteri, ad Alba Mediterranea Orazio Fergnani, ad Ascoli Piceno Dario De Angelis, solo per citarne alcuni: la lista degli indomiti (o incoscienti che dir si voglia) si allunga in tempo reale… presumibilmente anche negli schedari di qualche poco illustre servizio deputato al mantenimento della “pubblica quiete”.



Un movimento che, passateci l’azzardata analogia, ricorda quei sedevacantisti che, dal Concilio Vaticano II in poi, dichiarano occupato abusivamente il Soglio che fu di Pietro. Ma se quelli, dei quali si occupa la Congregazione per la dottrina della fede (ex Sant’Uffizio, già Romana e Universale Inquisizione), rischiano la scomunica, questi cosa dovranno attendersi? Certo non l’esilio, che ben lungi dall’essere castigo, potrebbe semmai costituire consolazione.

Indomiti, dunque. Ma spontanei, e popolari: su Facebook, dove il consenso, democraticamente, si misura col pollice recto e il dissenso col pollice verso, la fan page dell’avvocato cagliaritano Paola Musu, che come molti altri collega l’arrivo del governo tecnico ai diktat di Bce e banche internazionali e parla di attentato contro la Costituzione dello Stato, conta già 15.594 “mi piace”. A un migliaio di chilometri più a nord, un altro avvocato, Gianfranco Orelli, di chiara fama filoinsubrica, chiama in causa per attentato alla Costituzione il presidente Napolitano che, insieme con Mario Monti e Silvio Berlusconi, avrebbe anteposto alla fiducia del parlamento quella della Bce e del Fondo monetario internazionale, “piegando le istituzioni alle ragioni di una strumentalizzata emergenza”. Perché è vero che “si stava meglio quando si stava peggio”. Ma è anche vero che, per molti, il meglio è nemico del bene.