Il Santo del giorno di oggi, 27 aprile 2012 è Santa Zita Vergine. Zita, nome di probabile derivazione persiana, la cui etimologia significa appunto “vergine”, nacque nel 1218 a Monsagrati, un paesino nelle campagne lucchesi, da una famiglia di contadini di umili origini ma dai forti valori e virtù cristiani. I genitori, di nome Giovanni e Bonissima, erano umili pastori e lavoravano la terra. Si trattava di gente povera, sì, ma amata da tutti per la loro bontà d’animo. Sin da piccola Zita si dedicava alla preghiera, con immensa devozione, senza però togliere spazio e tempo ai lavori domestici di cui si occupava in casa. Inoltre, spesso la piccola Zita aiutava il padre Giovanni nei campi, accompagnandolo a pascolare il gregge di pecore. Nei boschi e al pascolo, mentre le pecore brucavano, Zita si dedicava alla preghiera e al suo amore per Dio. Purtroppo per la sua famiglia era difficile mantenerla, essendo davvero molto poveri. All’epoca le giovani erano spesso collocate a lavorare presso case di ricchi, in modo tale da non rappresentare un peso per la famiglia, e così Zita fu presa a lavorare a Lucca all’età di 12 anni come domestica, in una nobile casa presso la famiglia Fatinelli. Era molto attenta e scrupolosa nel suo lavoro, e sopportava senza lamentarsi tutte le cattiverie e le lamentele dei suoi padroni, che la trattavano più come una serva che come una domestica. Dedicava molto del suo tempo alla preghiera e a Dio, per lei la casa era come una sorta di banco di prova di dolore e preghiera, dove tutte le gioie e i sacrifici erano donati al Signore. Per prima cosa ogni mattina e per ultima cosa la sera si dedicava a pregare la Madonna. Zita era molto devota alla Vergine Maria, e fece anche molti pellegrinaggi in suo onore. Era a Lei che si affidava nei momenti più difficili che viveva nella sua attività quotidiana, e si cullava nel suo amore materno, affidando la propria anima alla sua protezione.
Si narra, inoltre, che era solita coprire gli altri domestici della casa nelle loro mancanze, lavorando al posto loro a caricando su di sé la responsabilità di altri impegni, anche se i suoi colleghi spesso la sottoponevano a angherie e vessazioni loro stessi, perché gelosi del suo operato. Man mano che passò il tempo, con la sua dolcezza e la sua bontà riuscì a conquistarsi il rispetto della famiglia, che le affidò la completa gestione della casa. Era una benefattrice che si prodigava ad aiutare le persone bisognose con i risparmi del suo lavoro che metteva da parte. Si narra che, i suoi colleghi gelosi dei soldi che metteva da parte, la denunciarono al padrone, dicendogli che Zita rubava il denaro dalla casa per darlo via. Un giorno il padrone la sorprese mentre stava andando a portare del denaro ai poveri e le chiese di mostrare cosà nascondeva in grembo. Lei rispose che portava fiori e rami, e quando il padrone la costrinse a lasciare i lembi del grembiule, una pioggia di petali si riversò sul pavimento. Morì il 27 aprile del 1272, a Lucca, e le voci sulla sua bontà si diffusero tanto che i cittadini vollero che venisse seppellita all’ interno della Basilica di San Frediano, dove si trova tutt’oggi. Il culto di Zita fu approvato da Papa Innocenzo XII nel 1969, e fu in seguito proclamata Santa Patrona delle domestiche da Pio XII. A lei è anche affidato il patronato delle serve e dei fornai. Gli emblemi che la rappresentano sono le chiavi e il giglio.
Nella città di Lucca, dove Santa Zita ha trascorso la maggior parte della sua esistenza e dove ha lavorato come umile domestica, è considerata Patrona della città sin dal tempo di Dante Alighieri. Il sommo poeta, infatti, la cita nella “Divina Commedia”, a trent’anni dalla sua morte. Considerandola un elemento distintivo e inscindibile dalla città di Lucca, Dante, parlando di un magistrato che compare come un diavolo nero nel suo capolavoro letterario, si riferisce a lui come “anzian di Santa Zita” (per dire che era un vecchio magistrato di Lucca).