Puntuale come ogni primavera, arriva anche il Salone del Libro di Torino, che è un momento assai particolare, misto fra il desiderio proprio di perdersi fra i libri, magari dei piccoli editori e un incontro con gli autori. Però non bisogna dimenticare che siamo a maggio, il mese delle fragole e degli ultimi asparagi, mentre stanno per arrivare le ciliegie. Be’, attorno a Torino, per nessuna ragione al mondo dovete perdervi gli asparagi di Santena, che vengono celebrati al ristorante Roma  (via  Cavour, 71 tel. 011941491), in quella casa antica dove un tempo abitava il conte Camillo Benso di Cavour. A Trofarello cercate invece il ristorante La Valle (fraz. Valle Sauglio – via Umberto I, 25 tel. 0116499238), che ha una cucina davvero intrigante e innovativa.
La miglior tavola di Torino città, per la nostra GuidaCriticaGolosa è il Vo di via Provana (tel. 0118390288), mentre la piola, nome torinese della trattoria, non molto distante dal Lingotto è l’ Antica Sinoira (via Monti, 8 tel. 011655738). Un posto rilassante e giovanile, sarà la Piazza dei Mestieri (via J. Durandi, 13 tel. 01119709679), sia nello spazio lounge del ristorante sia nella birreria, che produce direttamente sei birre eccellenti.



Ma l’occasione del Salone internazionale del Libro, quest’anno, è anche quella di conoscere una specialità tipica di questa città, che è appunto il cioccolato. È diventato addirittura l’ospite d’onore, con tanto di assaggi e brevi divertenti dibattiti, di alcuni incontri condotti dal sottoscritto e da Fabio Molinari. Ogni giorno, affronteremo infatti le forme del cioccolato, secondo un programma che potete leggere su www.clubpapillon.it. Due appuntamenti ogni giorno: al mattino alle 11 e al pomeriggio alle 16.
E ci saranno il sommo Guido Gobino, che scoprimmo fra i primi, oltre 20 anni fa, quando dalla sua Farigliano venne a Torino con l’esplosione del tourinot maximo, ma anche Teo Musso, il re della birra prodotta nei microbirrifici, che dimostrerà come nel difficile abbinamento col giandujotto vince più facilmente la birra rispetto al vino. E poi tanti dettagli di cioccolati, non solo piemontesi, che mostreranno l’abbinamento del cacao con il salato o con altre curiosità.



Ed ora una digressione, che merita l’espulsione dall’Associazione Italiana Sommelier, ma che rimane un omaggio ai miei vecchi. Già i vecchi, poveri di tutto, che in occasioni particolari amavano abbinare il cioccolato al vino rosso, in particolare alla Barbera. Anch’io faccio così, talvolta, sapendo che il cioccolato vincerà sul mio palato per quell’intensità e persistenza indomita. Eppure l’alcol messo accanto al cacao, anche se non si abbina, manifesta una sua fierezza. Certo non bisogna cercare nei vini giovani un appoggio. Ma se andate a prendere una di quelle bottiglie che non aprirete mai e che magari hanno un inizio di maderizzazione, vedrete che con il cioccolato andranno a nozze.
Alcuni colleghi anni fa, fra cui Daniele Cernilli, adombrarono questa soluzione. Allora io risposi che l’unica soluzione sarebbe stata il vermuth (e venerdì lo riproveremo con il vermuth Cocchi che porta il nome di Torino). Però una sera, trovandomi a Verona alla Bottega del Vino con Marco Gatti, provai il massimo con una Monella di Giacomo Bologna di venti anni. Col cioccolato fondente fu un’apoteosi e Marco ancora lo ricorda. Il figlio di Giacomo, Beppe, quando apprese la notizia mi regalò altre 4 bottiglie, rispettivamente del 1994, 1995 e 1998. Ed erano perfette nonostante gli anni… anche con il cioccolato.



Morale: aprite le bottiglie che stanno diventando decrepite e salvatele col cioccolato.

Ci vediamo a Torino!

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