«Darei un premio speciale a Silvio Berlusconi e al suo governo per la lotta alla mafia», ha detto Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia, nel corso del suo intervento alla trasmissione radiofonica “La Zanzara” su Radio 24. Grasso sottolinea anche che «da “tecnico”, non ho alcuna difficoltà a riconoscere i meriti di chi riesce a dare ai magistrati e alle forze di polizia strumenti per meglio combattere la criminalità organizzata, soprattutto togliendole i beni e i profitti illeciti realizzati». Sempre da tecnico, Grasso ammette però «la carenza e la mancata disponibilità a fornire quegli altri strumenti indispensabili nella lotta alla mafia come, per esempio, il reato di autoriciclaggio, modifiche più penetranti al reato di voto di scambio politico-mafioso, e norme per contrastare più efficacemente la corruzione, sempre più collegata al crimine organizzato e i reati di evasione fiscale». Le affermazioni di Grasso hanno provocato diverse reazioni, a cominciare da Piergiorgio Morosini, segretario generale di Magistratura Democratica, che in una nota definisce le parole del procuratore «sconcertanti». «Sui sequestri ci sono leggi collaudate già da qualche decennio e gli esiti positivi degli ultimi anni, in materia di aggressione ai patrimoni mafiosi, sono dipesi dallo spirito di abnegazione e dalla capacità professionale delle forze dell’ordine e della magistratura – continua a spiegare Morosini -. Dobbiamo ricordarci, in proposito, che la denigrazione sistematica del lavoro dei magistrati non può essere certo annoverata tra le azioni favorevoli alla lotta alla mafia». Lo stesso Morosini ricorda poi che «il Codice Antimafia, poi, varato nel biennio 2010-2011, a detta di esperti, a livello accademico e giudiziario, brilla per inadeguatezze e lacune». Quindi, conclude Morosini riguardo le affermazioni di Grasso, «il governo Berlusconi non ha fatto nulla in tema di evasione fiscale e lotta alla corruzione che sono i terreni su cui attualmente si stanno rafforzando ed espandendo i clan. Per non parlare delle leggi che hanno agevolato il rientro in Italia di capitali mafiosi nascosti all’estero e della mancata introduzione di norme in grado di colpire le alleanze nell’ombra tra politici e boss. 



Si aggiunga che non c’è stata nessuna novità in tema di lotta al riciclaggio e ci sono stati reiterati tentativi per indebolire il decisivo strumento investigativo delle intercettazioni. In altri termini, la politica antimafia del centrodestra ricorda piuttosto il titolo di un noto brano del cantautore emiliano Ligabue “Tra palco e realtà”: tanti proclami e poca sostanza».    

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