Mercoledì 16 maggio a Catanzaro arriva ai giornali un comunicato firmato Fai, gruppo Olga, che indica Monti come futuro obiettivo dei terroristi. Ci sono dubbi sul fatto che il comunicato sia autentico, ma resta il fatto che si diffonde il processo imitativo. Vogliono cavalcare la crisi. Ma con quali motivazioni? Possiamo fare riferimento all’aula del Tribunale di Milano di ieri.



Martedì 15 maggio. Alla sbarra 11 imputati del gruppo Brigate Rosse Partito comunista politico-militare. Il capo, Alfredo Davanzo. Dichiarazione sulla violenza: “non amiamo la violenza, ma consideriamo che sia inevitabile e storicamente necessaria”. Alla domanda sulla gambizzazione del dirigente Ansaldo a Genova risponde: “questo è il momento buono, viva la rivoluzione”. Ma non rivendica l’atto, che rimane rivendicato solo dagli anarchici-insurrezionalisti del Fai, solidali con i “compagni greci”. I brigatisti alla sbarra hanno tutti più di 50 anni. Hanno scritto due documenti che leggono in Tribunale. Denunciano il fatto che la resistenza politico-militare in Grecia perde i colpi.  E proseguono: “Si vive ormai una fase di crisi gravissima, dove la lotta armata è condotta solo da anarchici, o, nel migliore dei casi, da anarco-comunisti, sempre esposti a derive spontaneiste-nichiliste che non possono portare da nessuna parte”. Ma è evidente che queste aree sono capaci di infiltrarsi nei movimenti, come in Italia nei No Tav.



La lettura di queste dichiarazioni raccoglie l’applauso di circa 100 militanti dei centri sociali presenti in aula. Al punto che la Corte deve ordinare lo sgombero. In buona parte si tratta di quelli del centro sociale Gramigna di Padova. Sono schierati con le magliette, ciascuna con una lettera, compongono la parola solidarietà.

Nel loro documento le Br salutano anche i movimenti Usa come “Occupy Wall Street”. Lanciano slogan come “non paghiamo i debiti, espropriamo le banche”, “siamo il 99% contro l’1%”. Indicano i suicidi come fenomeno di massa in Grecia e in Italia, esprimono contrarietà alla riforma del lavoro del ministro Fornero, e alla ricetta Marchionne. Accusano il governo Monti di essere esponente di Goldman Sachs. E ripartono con l’affermazione: solo con le armi si sovvertono i poteri.



Ma dobbiamo considerare il nuovo modo di combattere che hanno gli anarchici. A differenza delle Br non hanno struttura piramidale, non hanno capi, non usano telefonini e non viaggiano in autostrada. Non parlano mai nei luoghi chiusi.

Intanto i compagni dei movimenti antagonisti forgiano lo slogan: “Né con la Fai, né con lo Stato”. E scrivono così: “certamente non siamo qui a piangere per la gamba di un uomo che, lavorando attivamente nella diffusione del nucleare, ha gravi responsabilità nella distruzione del pianeta e nell’assassinio di tantissime persone”. E proseguono: “Tuttavia riteniamo la gambizzazione un atto intimidatorio e crudele che eticamente non ci appartiene, mentre riteniamo i vari attacchi ad Equitalia, compiuti dagli sfruttati in questi giorni, una battaglia molto più che condivisibile, fondamentale”. 

Il nucleo Olga, della Federazione anarchica informale, che ha rivendicato l’attentato di Genova, e che si chiama Olga per onorare una anarchica greca, ha ricevuto la solidarietà di nove detenuti greci, che affermano: “è un momento meraviglioso, piena solidarietà e complicità con tutti coloro che passano alla azione diretta anarchica”.

Abbiamo dunque tutti i punti di riferimento per capire la galassia del terrorismo. Sottolineo il cambiamento epocale: le Brigate Rosse sognano la lotta per il potere, gli anarchici moderni adorano il disfacimento della società. Ma lo sostengono con un impianto di valori che sostanzialmente è lotta contro lo sviluppo industriale. Qualcosa di simile al luddismo del primo ottocento, che lottava contro l’introduzione dell’automazione nelle fabbriche. In quel tempo la sinistra hegeliana occupava le chiese e praticava capelli lunghi e abiti dimessi. Insomma la similitudine è la centralità di questioni esistenziali poste con integralismo, una identità chiusa in sé stessa.

Allora nacque la Prima Internazionale, che vedeva insieme Marx e Bakunin, ma che ebbe la sola funzione di generare la lotta per le otto ore. Comunisti e anarchici ruppero ben presto fra loro. L’anarchia divenne un modo di vivere, collocato a fianco della società borghese. Ora invece si ritorna alla visione violenta intrecciata con la questione esistenziale. E dico esistenziale perché la lotta contro Equitalia non è certo lotta di classe, a meno che non si pensi alla classe che paga le tasse come classe rivoluzionaria.

Ma più significativa è la lotta contro l’Alta Velocità, viene vissuta in collegamento con l’idea dei consumi a chilometro zero, ovvero senza bisogno di lunghi trasporti. Insomma, viene messa in discussione la civiltà occidentale, fondata sul continuo progresso.

Attenzione allora a queste tematiche, sono molto vicine a questioni che effettivamente sono all’ordine del giorno. La lotta contro questa deriva violenta chiede la ripresa di una intelligenza della politica che sappia raccogliere le spinte al cambiamento riunificando lo sviluppo con la qualità della vita. Altrimenti l’area di influenza del terrorismo si estenderà sempre più al disordine dei dubbi e delle critiche che serpeggiano a livello popolare.