Dina Nani, dalla voce, non sembra davvero una professoressa che si trovi a vivere in una situazione di emergenza bomba in una città del profondo sud. Lei dirige quella che una volta si chiamava scuola media, ed ha piuttosto la calma nella voce di chi deve trasmettere tranquillità e gestire le emozioni di tutti, non solo le sue. Lei non è la preside dell’istituto dove si è verificato l’attentato, ma tutte le scuole della città vivono lo stesso dramma. La notizia dell’esplosione della bomba all’istituto Morvillo-Falcone che ha ucciso una studentessa investe tutta la città con la medesima forza d’urto. Si genera il panico, il traffico si paralizza. Purtroppo gli aggiornamenti si susseguono impietosi e il computo delle vittime sale a due, due studentesse mangiate dalle fiamme dell’esplosione che i medici brindisini non sono stati in grado di salvare. La paura è tanta e si alimenta con il tam-tam mediatico che dalla televisione (che spesso nella frenesia diffonde notizie inesatte e contraddittorie) ai siti internet.
Ci sono due ragazze morte, c’è l’ordine di evacuare le scuole, non avete paura?
No, guardi, fortunatamente per ora una sola ragazza è deceduta, l’altra sta lottando disperatamente, ma non molla. Sa sono in contatto con i colleghi, sono sconvolti, lo siamo tutti. E quanto all’ordine di evacuazione, quello non è ancora arrivato. Personalmente sono sgomenta perché quando si arriva a toccare la scuola – se ne rende conto anche lei – siamo davvero a uno stadio di barbarie che semina angoscia e lascia allibiti.
E quindi lei che fa? Come gestisce la tensione in un momento così nella sua scuola?
La prefettura non ci ha ancora dato l’indicazione formale di evacuare, sono ancora in riunione a quanto mi risulta, però, come è facile immaginare, moltissimi genitori stanno venendo a prendere i propri figli, sono accorsi tutti. Qui c’è solo un ultimo ragazzo, dopo di che farei chiudere la scuola perché non vorrei che ci fossero altri episodi. Si parlava di un’altra scuola dove pare ci sia stata un’altra esplosione (la voce si è rivelata infondata ndr).
E quindi ora…
“Dimmi! (si interrompe un attimo rivolgendosi a una persona nella stanza con lei che parla con voce agitata ndr) – altre tre bombe? No, queste possono essere solo voci. I ragazzi piuttosto sono tutti a casa? Anche l’ultimo rimasto sono venuti a prenderlo? Ecco, l’importate è quello. Allora, ora potete uscire anche tutti voi, i docenti si ritengano liberi”.
Pronto, professoressa?
Mi scusi, adesso, le confido, sono molto più tranquilla. Sa, anche se è circolata la notizia che le scuole sono state evacuate non è così, devo aspettare l’ordine della prefettura. Ora ho la responsabilità del personale non docente, devo aspettare, non posso farli andare. E io non ci penso nemmeno ad uscire prima degli altri. In prefettura sono in riunione, speriamo si decidano in fretta, ma sa, ora che circolano voci di altri ordigni, è molto probabilmente allarmismo, noi abbiamo la responsabilità di non farci prendere dal panico, di non far vincere la logica del terrore che magari qualcuno con questo gesto vuole imporci. Però in questo clima sarebbe davvero più prudente poter liberare le scuole.
Parole coraggiose le sue…
Qui a Brindisi, come in tante scuole d’Italia, l’impegno della scuola e degli insegnanti è fare educazione alla legalità, noi lavoriamo continuamente su questo. oggi nella mia scuola abbiamo promosso il festival dell’intercultura, una giornata che è dedicata all’educazione alla pace. quando si lavora in questa dimensione e si vedono questi risultati (la voce per un attimo si incrina per la commozione ndr) c’è lo scoraggiamento, ti senti quasi una fallita, di aver fallito l’obiettivo. Noi educhiamo i ragazzi per cui i risultati del nostro lavoro si vedranno tra 10-15 anni, almeno per quel che riguarda i miei alunni. Ma gli adulti chi li educa? i modelli quali sono?
E ora lei che farà?
Credo che adesso ci sarà l’organizzazione di una manifestazione, non possiamo restare in silenzio. La scuola sta operando tanto, anche in rete, noi lavoriamo per l’educazione alla legalità: è un progetto fondamentale attorno a cui ruotano tutti gli altri. Abbiamo ricevuto magistrati, sia del posto che fuori, abbiamo fatto tanto e tanto vogliamo fare e i ragazzi sono sensibili, sensibilizzati, ma in famiglia che modelli hanno? C’è un lavoro da fare, e deve cominciare il prima possibile, i ragazzi già delle superiori sono oramai formati, hanno modelli – giusti o sbagliati – ed è difficile cambiarli se questi modelli sono sbagliati. Noi scuola ce la stiamo mettendo tutta, ma siamo solo parte del processo educativo di un ragazzo. Mi scusi solo un secondo… Ecco ora è arrivato l’ordine di evacuazione immediata delle scuole, sono le 11:40, adesso possiamo uscire anche noi…
Dopo i saluti, calmi e cordiali, proprio prima di riagganciare, si sentono ancora le direttive della preside per non lasciare dettagli in sospeso. Avete presente Schettino? L’esatto contrario.