Il direttore della Fondazione Banco Alimentare, Marco Lucchini, passa il “Primo maggio” a Bruxelles, perché ci sono in corso colloqui e iniziative istituzionali europee per favorire il recupero di cibo, in diversi modi sprecato, per le persone indigenti. Quest’anno sarà più facile per gli Stati membri e per le organizzazioni caritative, come appunto il Banco Alimentare, distribuire alimenti e prodotti agricoli ai cittadini più bisognosi. La decisione è importante per l’Italia, che è la prima beneficiaria con 95,64 milioni dei fondi Ue del programma europeo 2012 per la distribuzione di cibo gratis agli indigenti, rispetto a un bilancio globale di circa 500 milioni provenienti dalla politica agricola europea. Il Comitato di gestione dell’Ue che regolamenta l’iniziativa ha deciso di introdurre una maggiore flessibilità nella gestione dei fondi, che permetterà ai singoli Governi di anticipare dei finanziamenti alle organizzazioni caritative e alle banche alimentari per affrontare, ad esempio, i costi di trasporto dei loro prodotti, il loro stoccaggio e la loro conservazione, oltre alle spese amministrative.



Lucchini, si riesce finalmente a superare degli ostacoli burocratici che prima parevano insormontabili, complicatissimi.

E’ vero, sono stati fatti diversi passi in avanti. E di questo occorre ringraziare anche i rappresentanti delle istituzioni, come quelli del nostro ministero dell’Agricoltura. L’impressione che si trae da tutto quello che sta avvenendo è che i diversi Paesi europei, di fronte a un problema così grave e importante come quello del recupero di cibo, si siano impegnati a lavorare insieme. Questo è un passo fondamentale. Lavorare insieme significa eliminare non solo una serie di ostacoli burocratici, ma anche una serie di conflitti che inevitabilmente sorgevano. Tutti i passaggi e le procedure da affrontare non sono semplici, ma già questo lavoro comune è di un’importanza impensabile. A volte ci si trovava di fronte a nodi burocratici che ti impedivano di raggiungere soluzioni che erano condivise da tutti.



In questo momento su che cosa state lavorando?

C’è un problema aperto nelle cosiddette eccedenze del settore ortofrutticolo. Spesso i produttori, in alcuni anni, per mantenere il prezzo di mercato non raccolgono neppure i prodotti in eccedenza perché costerebbe loro troppo. Occorre vedere come si può risolvere un simile problema, facendo in modo che i produttori destinino quelle eccedenze alle organizzazioni non profit (che poi le distribuiscono ai bisognosi) rendendo più praticabili i regolamenti comunitari già in vigore.

 

Dovrebbe essere un problema di limitati incentivi verso questi produttori.



 

E’ questo il nodo della questione. Bisogna inquadrare la situazione in questo modo: più eccedenza, più recupero e più spreco. Noi dobbiamo combattere questo spreco, perché l’eccedenza è il fattore più difficile da controllare. Solo l’anno scorso sono state recuperate 19mila tonnellate di prodotti ortofrutticoli in cinque banchi alimentari europei. Si può fare ancora di più, si può migliorare ancora di più questa quota di recupero delle eccedenze in questo settore.

 

E’ uno sforzo non indifferente in un momento di crisi come questo, quasi un esempio di collaborazione e di autentico “lavoro insieme”.

 

Direi che è un esempio di vitale importanza, anche per la sinergia che si crea tra la produzione agroalimentare e il sociale. Questo tipo di produzione è tra le più importanti e le più significative da un punto di vista economico. Metterla in relazione con i bisogni sociali, quelli delle persone che hanno la necessità di un aiuto concreto, è un passo avanti decisivo.

 

Risolvere i nodi burocratici, lavorando insieme tra Stati, produttori, organizzazioni caritative è quasi una “strada maestra” di sussidiarietà.

 

Senza questo tipo di coordinazione, di solidarietà, di collaborazione non si arriverebbe da nessuna parte. E’ vero che in questo modo si batte la “strada maestra” della sussidiarietà. Bisogna continuare a farlo per migliorare ancora. Esiste già e occorre incentivarla, non solo nel settore agroalimentare.

 

(Gianluigi Da Rold)