Il timer della bomba di fronte alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi era posizionato alle 7.55, l’orario di ingresso con la massima affluenza di studenti e genitori. Solo per caso la bomba è esplosa 15 minuti prima, uccidendo la 16enne Melissa Bassi e ferendo altri sei ragazzi. Chi ha pianificato l’attentato voleva uccidere il maggior numero possibile di minorenni. Sul perché l’abbia fatto resta il più fitto mistero, anche se le possibili piste sono la Sacra Corona Unita, gli anarco-insurrezionalisti e il gesto di un folle. Resta il fatto che l’allerta per gli attentati di matrice eversiva era elevata in tutto il Paese, soprattutto dopo che il 7 maggio scorso l’ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, era stato gambizzato a Genova. Ilsussidiario.net ha contattato Gianluca Greco, giornalista del quotidiano “Senzacolonne” di Brindisi, che si trovava a pochi metri dalla scuola quando è avvenuto l’attentato.
Qual era lo scenario subito dopo l’esplosione?
Ieri Brindisi sembrava Beirut. Poco dopo essermi svegliato ho sentito un forte boato, e la prima cosa che ho pensato è che un fulmine fosse caduto a un passo da casa mia. Dopo alcuni secondi si sono udite le sirene dei vigili urbani che arrivavano e ho capito che era stato un attentato. Di fronte alla scuola c’erano decine e decine di ragazzi insieme ai genitori, anche perché la bomba è esplosa alle 7.40 e gli studenti dovevano entrare a scuola alle 7.55. Brindisi è una città sbigottita, quello che ci si chiede è perché si sia deciso di colpire proprio qui.
Ritiene che la dinamica dell’attentato sia compatibile con la matrice mafiosa?
Il sindaco Mimmo Consales, parlando in prefettura, ha escluso che questo episodio possa essere stato organizzato dalla mafia, o quantomeno esclude un coinvolgimento della criminalità organizzata locale. Consales ha parlato apertamente di “stragismo”. In questo momento brancoliamo però nel buio, in quanto non ci sono dichiarazioni ufficiali, e restiamo solo nell’alveo delle supposizioni. Colpisce che a essere stata attaccata è una scuola che porta il nome del giudice Giovanni Falcone, nel giorno in cui a Brindisi passava la carovana antimafia e nel ventennale della strage di Capaci.
Su quali basi il sindaco può escludere che si tratti di un attentato della Sacra Corona Unita?
Consales era appena uscito dal vertice in prefettura con il capo della polizia, Antonio Manganelli, il comandante regionale dei carabinieri, Aldo Visone, e il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo. Non so però quali siano le fonti in base a cui si è sbilanciato in questo modo.
A Brindisi è mai avvenuto qualcosa di riconducibile alla strage di ieri?
E’ la prima volta che si verifica un episodio simile in una scuola, non solo in Italia ma in tutta Europa. L’unico caso analogo è quello di Beslan, la scuola dell’Ossezia dove nel 2004 si verificò una strage per opera dei terroristi ceceni. Per il resto sono cose che avvengono solo in Medio Oriente.
Ma una settimana fa vicino a Brindisi non era avvenuto un altro attentato?
La Sacra Corona Unita, molto radicata nei Comuni intorno al capoluogo, ha dato alle fiamme l’auto di un imprenditore, Fabio Marini, presidente dell’associazione Antiracket di Mesagne. E’ possibile che le cosche ultimamente fossero in fermento, ma da lì a dire che è un episodio riconducibile alla criminalità organizzata ce ne passa.
Ci sono stati precedenti che possono aver giustificato una faida mafiosa?
Assolutamente no. A Brindisi sono anni che non avvengono omicidi legati alla criminalità organizzata, anche in provincia la situazione è diversa. Negli anni ’90 si erano verificati attentati incendiari in supermercati e attività commerciali, ma non hanno mai colpito civili inermi come in questo caso. Si trattava di gesti intimidatori, ma senza la volontà premeditata di colpire le persone.
Quanto è forte la componente anarchica a Brindisi?
Direi quasi inesistente, non abbiamo mai sentito parlare di cellule anarchiche e il terrorismo, anche negli anni ’70, non ha mai attecchito nel territorio, anzi è rimasto sempre un fenomeno estraneo alla città. Non posso però escludere che gli agenti segreti siano in possesso di elementi differenti da quelli che emergono dai fatti di cronaca cui assisto quotidianamente
(Pietro Vernizzi)