Sono stato al Giglio, in un weekend tra sole e nuvole, e man mano che il traghetto partiva da Porto Santo Stefano e si avvicinava all’isola, sullo sfondo si vedeva una linea bianca davanti al molo. Poi quella linea diventava col tempo una certezza: la nave Concordia, adagiata con la parte interna verso l’isola, alla quale aveva tentato di fare l’inchino. Una mole enorme, che tutti, quando il traghetto si avvicina guardano, fotografano, senza commentare. Cala un certo silenzio, fin quando non si scende uno a uno e dal molo si osserva la nave dalla parte interna che fa ancora più impressione.
Sono stato lì due giorni, sabato e domenica, con un gruppo di giornalisti invitati dalla Pro Loco, dalla Camera di Commercio e dalla Provincia di Grosseto, per dare il via alla Festa della Maremma, che avrà il suo apice in questo fine settimana che si avvicina (26-27-28 maggio) alla fiera di Braccagni, con 200 produttori di cose buone di tutta questa area incontaminata e intrigante (vedi programma sul sito www.clubpapillon.it). Dal porto siamo saliti e passati a Campese, sulla spiaggetta da sogno che è dalla parte opposta e poi a Giglio-castello a visitare il borgo dall’alto, mentre i gigliesi si preparavano a ballare la quadriglia e a farci assaggiare le loro specialità.
Come il tonno marinato e la caponata di polpo, da accompagnare a una gloria locale che è il vino Ansonaco, parente, in Sicilia, dell’Inzolia.
Francesco Carfagna (azienda agricola Altura – tel. 0564806041) è uno dei quattro produttori dell’isola: fa qualche migliaio di bottiglie e vive felice al Giglio in località Mulinaccio. Ma forse è meglio dire “viveva” visto che sul Giglio s’è abbattuta un’altra iattura: i conigli e i mufloni. Entrambi depredano le viti e i produttori eroici di queste terre sono ormai esasperati. Il presidente della Provincia Leonardo Marras ha promesso l’eradicazione totale, non essendo razze autoctone, ma semplicemente importate nell’isola da un tale che poi ha lasciato le specie in abbandono. Tutto logico l’iter da seguire, sennonché un gruppo di animalisti, che a dir si voglia, ha scelto l’Isola del Giglio come esercizio per le proprie rivendicazioni, quasi come una piccola Val di Susa. Così vengono sull’isola a squadre ed eliminano le trappole per i topi e i conigli, mettendo ancora in difficoltà i piccoli viticoltori. Storie italiane, che a raccontarle non c’è da crederci.
In località Arenella, poco dietro il porto, il taxi, che scorrazza per sei o sette chilometri alla volta, ci lascia nell’hotel omonimo che guarda il mare. Una delle specialità del Giglio è il Panficato, una sorta di torta antica realizzata con quel che c’era, come tanti dolci italiani (il panforte ad esempio), impastati di miele, frutta rimasta sugli alberi, cacao, ma soprattutto fichi, che rappresentano una sorta di base melensa che avvolge il tutto, da gustare con l’Ansonico di qualche anno, magari un poco marsalato.
Con Cinzia Th Torrini, la regista di Elisa di Rivombrosa, ma anche di don Gnocchi, chiacchieriamo davanti al panorama di questa isola raccolta, che si estende su vari percorsi con almeno 30 punti di riferimento, compresa l’isoletta di Giannutri che sta di fronte. Si discute della Concordia, che in questi mesi ha attirato il cosiddetto turismo del macabro. E dal tavolo spunta un’idea: “E se la ripulissero creando una grande casa per i pesci, senza rimuoverla?”. Chissà cosa potrebbero pensarne i gigliesi, così orgogliosi della loro identità, delle loro specialità e dell’Ansonico, che è un bianco avvincente con tre gradi di gusto (prima è morbido, poi acidulo, fresco, e infine sapido, come quell’aria marina di questo angolo di paradiso, dove bisogna proprio venirci). Ci vediamo a Grosseto-Braccagni. Sabato pomeriggio inizia la festa.