Nel merito, la Corte costituzionale non si è espressa. Non ha bocciato il divieto di procreazione assistita di tipo eterologo, sancito dalla legge 40 del 2004; ma non ha nemmeno spiegato perché quel divieto, di per sé, è legittimo. O giusto. Ricapitolando: i tribunali di Firenze, Catania e Milano avevano sollevato la questione di legittimità costituzionale sulla base di una sentenza del primo aprile 2010 della Corte di Strasburgo. Nel verdetto, si affermava che la legislazione austriaca, vietando l’eterologa, violasse l’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, in relazione al diritto alla vita privata e familiare. Appellarsi a quelle sentenza è stato un boomerang. Perché, il 13 novembre 2011, è stata ribaltata dalla Grand Chambre della medesima Corte, il grado di giudizio più alto. Ebbene, la Consulta, in sostanza, ha invitato i ricorrenti ad andarsi a rileggere il pronunciamento di Strasburgo. Abbiamo chiesto, quindi, a Salvatore Mancuso di illustrarci le controversi della fecondazione eterologa.
Perché il legislatore ha deciso di vietarla?
In primo luogo, consentire la fecondazione eterologa ammetterebbe la possibilità di danneggiare la coesione e l’unità familiare. Non si contano i casi in cui tali equilibri siano stati alterati perché il padre biologico, nel corso della propria vita, ha effettuato centinaia di donazioni di sperma trovandosi, così, ad avere centinaia di figli i quali, a loro volta, hanno centinaia di fratelli.
Assuntina Morresi, su queste pagine, affermava che il figlio nato da eterologa non si sentirebbe introdotto in quel sistema di relazioni parentali e sociali che sono alla base della società.
Esatto. La pratica scompagina e falsa le relazioni familiari. Laddove il figlio venisse a conoscenza del fatto che il suo patrimonio genetico proviene solo dal padre o solo dalla madre o, addirittura, da nessuno dei due, potrebbero insorgere in lui una serie di disturbi di natura psicologica o comportamentale.
Non tutti, probabilmente, sanno che la donazione può essere anche di gameti femminili.
Sempre più donne, superata la soglia dei 35-37, non trovandosi in condizioni ottimali di fertilità, temono il fallimento della gravidanza o complicazioni. Esistendo la possibilità di ricevere ovociti esterni, tale pratica, nel tempo, è cresciuta esponenzialmente. Anzi, la maggioranza delle fecondazioni eterologhe, ormai, avvengono attraverso donazioni ovocitarie. Che, a livello biologico, pongono molti più problemi rispetto alla donazione di gameti maschili.
Perché?
In condizioni normali, una donna in gravidanza deve far fronte ad un maggior carico immunitario derivante dall’adattamento al patrimonio genetico proveniente dal padre, affinché il suo organismo non lo rigetti. L’embrione, almeno inizialmente, rappresenta un corpo estraneo al 50%. Dall’embrione, poi, giungono impulsi bio-chimici e ormonali che consentono alla madre di accoglierlo, nonostante quel 50% di antigeni estranei. Più la gravidanza avviene avanti negli anni, più cresce la possibilità di insorgenza di dissesti immunitari e patologie autoimmuni.
Quindi?
Nell’eterologa con donazione ovocitaria, il corpo è al 100% estraneo all’organismo della donna. In questi casi, non sappiamo assolutamente nulla di quello che potrebbe accadere. Certo, non abbiamo la certezza che questo possa nuocere alla salute della donna. Tuttavia, in medicina dovrebbe prevalere sempre il principio precauzionale.
Legalizzare l’eterologa implementerebbe, in Italia, il business legato alla fecondazione. Secondo molti, è questo il vero motivo delle pressioni per legittimarla
Consideri che, in Spagna, dove è consentita, ci sono cliniche in cui si parla prevalentemente italiano. Oggi, effettivamente, c’è un flusso di denaro di proporzioni enormi che viene riversato all’estero. Di norma, la cosiddetta donazione – in realtà è una vendita – viene effettuata da ragazze 20enni provenienti dalle’Europa dell’est. Queste subiscono induzioni massive di ovulazioni, attivando, così, a produrre 20-30 ovuli. Il che, mette a repentaglio la loro vita.
In che modo?
Il carico ormonale cui vengono sottoposte può provocare asciti gravi, disastri metabolici e dal punto di vista della proteinomia. Tutto questo, perché si è scelta la strada più semplice.
Cosa intende?
Invece di concentrarsi sulle tecniche necessarie per curare l’infertilità, si è bypassato il problema. Oltretutto, dal momento in cui si è aperta la possibilità di ottenere un figlio con la fecondazione assistita, gli studi sull’infertilità di coppia sono pressoché svaniti. Tali ricerche stanno riprendendo solo ora.
Nel frattempo, cos’è cambiato?
Nella letteratura scientifica hanno iniziato a fare la loro comparsa studi che dimostrano come i bambini nati da fecondazione assistita abbiano più problemi, a livello di malformazioni, disturbi comportamentali e genetici, degli altri. Ad oggi, sono circa cinque milioni i bambini nati da fecondazione assistita. Di questi, solo una parte sono arrivati all’età adulta. Per il momento, si tratta solo di segnalazioni che ancora non determinano un rapporto diretto di causa-effetto. Ma, per lo meno, molti studiosi hanno iniziato a porsi qualche domanda.
(Paolo Nessi)