L’attentato di Brindisi in cui è morta Melissa Bassi. Continuano le indagini per trovare il responsabile del folle atto, dopo che i primi due sospetti (un ex militare esperto in esplosivi e un uomo affetto dallo stesso handicap che ha la persona ripresa dalle telecamere mentre sta facendo esplodere la bomba) sono stati rilasciati in libertà. La nuova pista su cui si sta indagando è quella di uno sconosciuto che lo scorso aprile si presentò all’istituto Morvillo Falcone chiedendo di incontrare il preside. Gli fu negato l’ingresso e se ne andò dicendo che glie l’avrebbe fatta pagare. Una frase – pronunciata davanti a diversi testimoni – che con il senno di poi risulta come una vera minaccia messa poi in atto con la bomba davanti all’ingresso. Non si sa chi sia la persona che quel giorno voleva a ogni costo entrare nella scuola, sembra però che da quanto detto da chi lo vide quel giorno la sua descrizione fa pensare all’uomo ripreso dalle telecamere. Ci sono però altre piste che si stanno seguendo in queste ore. Secondo indiscrezioni, qualcuno all’interno della scuola saprebbe qualcosa, ma avrebbe preferito fino ad oggi tacere per non compromettere il buon nome della scuola stessa. E intanto calano le presenze dei ragazzi alle lezioni, spaventati che si possa verificare un nuovo attentato. Non solo: anche in altre scuole di Brindisi si segnala un calo delle presenze degli studenti, per lo stesso motivo: paura che ci possa essere un altro attentato. Si indaga anche su alcuni ex professori che hanno insegnato alla Morvillo Falcone, qualcuno che potrebbe aver voluto vendicarsi di un presunto torto subito. Centinaia di uomini delle forze dell’ordine indagano sui curriculum di tutti gli insegnati che hanno lavorato presso questa scuola. La polizia ha interrogato anche il padre di una delle studentesse rimaste ferite, residente nel paese di Melissa, Mesagne, che due anni fa rimase ferito gravemente in un attentato messo in atto durante la festa patronale. Il fratello dell’uomo è un collaboratore di giustizia. Questa pista segue l’ipotesi che si sia voluto mettere in atto una vendetta contro la famiglia del pentito, un classico della mafia.
L’uomo però ha detto: “State sbagliando strada. La Sacra Corona Unita non fa queste cose, non ammazza ragazzi. E sia io che mia figlia, non siamo mai stati preoccupati. Selene va a viene tranquillamente, ha le chiavi di casa e rientra anche tardi. Se qualcuno avesse voluto farle del male non avrebbe avuto nessuna difficoltà. Nessuno mi ha mai minacciato o intimidito. Chi ha messo quella bomba non appartiene alla criminalità organizzata”.