L’urlo di Edvard Munch, uno dei più famosi quadri di tutti i tempi, è stato battuto per una cifra record durante un’asta a New York. L’asta tenuta da Sotheby, ha visto la messa in vendita di una delle versioni del celeberrimo dipinto, neanche quella più conosciuta, diventando grazie alla cifra raggiunta l’opera d’arte più costosa mai battuta a un’asta. Il che non ne fa automaticamente anche l’opera d’arte più costosa: dipinti come ad esempio la Gioconda di Leonardo sono ovviamente fuori di qualunque possibile valutazione monetaria tanto sono considerate fuori mercato per la loro importanza artistica. Comunque L’urlo è stato battuto per la cifra record di 119,92 milioni di dollari che significano 91 milioni di euro. Delle quattro versioni del dipinto questa era l’unica che fosse posseduta da un privato, un collezionista di opere d’arte, mentre le altre tre sono in museo (recentemente una di esse era stata vittima di un furto). L’asta è durata pochissimo, appena dodici minuti: la cifra iniziale era stata fissata a 80 milioni di dollari, cresciuta fino al prezzo con cui è stata aggiudicata dopo una serie intensa di rialzi. In tutto sette le persone che hanno cercato di aggiudicarsela. La versione dipinta è un pastello a colori; fu realizzato nel 1893 dal pittore norvegese Edvard Munch con il titolo originale di Skrik. Da sempre il dipinto è uno dei più amati al mondo, difficile dirne i motivi: esso esprime angoscia e smarrimento ed è ispirato a un episodio realmente accaduto al pittore. Munch si trovava a passeggio con alcuni amici in un quartiere di Oslo quando attraversando un ponte fu colpito dal tramonto rosso fuoco che stava accadendo in quel momento. Mentre i suoi amici continuavano a passeggiare, lui dovette fermarsi sulla ringhiera perché colpito da panico e, come disse lui stesso, da paura: I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura… e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura”. Il nome di Munch, nato nel 1863 e morto nel 1944, resta indissolubilmente legato a questa opera di cui dipinse appunto quattro versioni: una è esposta ala Galleria nazionale di Oslo, una al museo Munch sempre a Oslo. Tutte e due furono rubate e poi ritrovate. Il pittore norvegese è stato definito “il pittore dell’angoscia”.



Secondo il noto critico d’arte Argan, “La poetica di Munch è direttamente o indirettamente collegata con il pensiero di Kierkegaard, che soltanto nei primi decenni del Novecento comincerà ad essere conosciuto in Germania: si deve dunque a Munch, che soggiornò più volte in Germania, la spinta “esistenzialista” che farà nascere l’Espressionismo, che è nato infatti nel nome e sotto il segno della sua pittura”.

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