“Quella di chi ha pubblicato le foto delle prostitute malate di Aids è stata una scelta crudele, che dimostra mancanza di rispetto innanzitutto per se stessi. Non si tratta di giustificare le donne di strada, ma di rendersi conto che il metodo utilizzato dal governo greco è sbagliato”. Sono le parole di Rose Busingye, responsabile del Meeting Point di Kampala, dopo che il ministro di Atene, Michalis Chrysochoidis, ha chiesto e ottenuto dalla polizia greca la pubblicazione online delle foto delle squillo sieropositive. Ufficialmente una scelta per evitare il diffondersi del virus dell’Hiv, ma che ha suscitato le proteste delle Ong che assistono i malati, secondo cui “questa è un’orribile violazione dei diritti umani e della riservatezza in ambito medico. E’ una stigmatizzazione senza precedenti”. Anche per Rose Busingye, in prima linea nella cura delle persone sieropositive in Uganda, “quella che viene dalla Grecia è una storia di violenza senza fine. Quando uno non conosce il proprio volto, non sa chi è e di chi è, non stima se stesso né le altre persone, e non può quindi comportarsi diversamente da quanto fatto dal ministro di Atene”.
Rose, una prostituta malata di Aids per la nostra società è considerata soltanto un rifiuto…
Eppure una prostituta è un essere umano esattamente come un ministro o il capo della polizia. Le persone che hanno messo le foto online sono prive di rispetto innanzitutto per se stesse e in secondo luogo per chi hanno davanti. Chi ha compiuto questa scelta crudele dimostra una mancanza di identità e di autocoscienza di sé. E’ da qui che nasce la violenza nei confronti di se stessi e degli altri.
Ma queste prostitute non sono pericolose anche per le altre persone?
E lei si illude che mettendo le foto su Internet una prostituta con l’Aids diventi sicura? In questo modo si peggiora soltanto la situazione. Il cambiamento non viene dalla violenza, ma dalla tenerezza nei confronti di sé e dell’altro.
Da dove nasce questo modo diverso di trattare i malati di Aids?
Dal fatto che prima di tutto qualcuno ha avuto questa tenerezza nei miei confronti. Anche un governo, come una situazione politica o un ambiente sociale, dipendono completamente dalle persone che lo compongono. Se questi uomini accettano di essere amati, vogliono bene anche agli altri, altrimenti esprimono la cattiveria che si portano dentro. Le prostitute non cambieranno vita in virtù del fatto che le loro foto sono pubblicate su Internet, ma dalla tenerezza e dall’amore che sentono su di sé, facendo nascere in loro il desiderio di comportarsi nello stesso modo.
In virtù di che cosa una prostituta può non essere considerata come un male da isolare?
Innanzitutto, al mondo c’è tanta violenza più grande di quella commessa da queste donne. Inoltre io sono stata cambiata perché qualcuno mi ha guardato in un altro modo, cioè a partire non dai miei limiti e dai miei peccati, ma come una persona che ha un valore e una dignità. Uno si ama e si riconosce a partire dalla propria identità, e grazie a questo può riconoscere e amare l’altro. Anche da un punto di vista psicologico, è questo a cambiare le persone. Questa capacità affettiva non si esprime condannando gli altri, ma da una persona che mi ama, mi ha accolto e mi ha ospitato. Se manca questa sorgente affettiva non rimane che aridità e violenza, come documenta la vicenda greca. Una persona capace di questa affettività produce un cambiamento.
Di fronte ai suoi malati del Meeting Point, in virtù di che cosa riesce a mostrare loro l’amore di Gesù?
Non occorre dimostrarlo, perché c’è già. Non è quindi una dimostrazione che faccio io, ma una consistenza che ha qualsiasi persona anche se malata di Aids. L’amore infinito che Gesù ha per questa persona malata è più grande della sua malattia e del suo peccato. E’ il riconoscimento di un amore infinito che va al di là dell’apparenza delle cose. Se questa cosa non posso riconoscerla su di me, non posso farlo neanche con gli altri, e quindi penserò che gli altri abbiano più peccati dei miei. Devo invece partire da questa dignità e da questo valore infinito che ci attribuisce Dio.
In situazioni di degrado della persona, questo valore infinito non viene meno?
Nell’enciclica Deus Caritas est, Papa Benedetto XVI parla della “pazzia divina” che consiste nel fatto che in ogni istante quell’amore infinito ci strappa dal nulla. E’ un dono di sé commosso che nessuno ci può togliere, neanche il peccato e la morte. Come dice Geremia, “ti ho amato di un amore eterno, perciò ti ho attratto a me avendo pietà del tuo niente”. Non sono io quindi che di fronte a una malata di Aids sto inventando qualcosa, ma tutto ciò che faccio è guardare ciò che c’è.
(Pietro Vernizzi)