“L’ordinanza appena depositata con la quale la Corte ha rinviato gli atti ai giudici che avevano sollevato le questioni di costituzionalità della legge 40 segnala la difficoltà a configurare violazioni al principio di non discriminazione e a presunti diritti legati al bisogno di genitorialità della coppia, ma ancor più dà una risposta implicita di segno negativo a possibili lesioni al diritto alla salute psico-fisica della coppia”. Lo afferma in una nota il prof. Alberto Gambino, ordinario di diritto privato e direttore del dipartimento di Scienze Umane dell’Università Europea di Roma. “La Corte – sostiene Gambino – da un lato ha chiesto ai tre tribunali di rileggere le loro argomentazioni alla luce della sentenza della Corte di Strasburgo che ha rigettato le questioni sollevate nel simile caso austriaco e, dall’altro, non ha neanche preso in esame l’asserita violazione di un presunto diritto alla salute psico-fisica della coppia, pur sollevato dai giudici rimettenti, specie quello di Milano, con ciò facendo intendere l’infondatezza di una violazione dell’articolo 32 della Carta costituzionale, che, come noto, tutela la salute individuale dei pazienti e non i bisogni alla genitorialità della coppia”.