L’11 giugno, secondo le ricorrenze dell’emerologio della Chiesa Cattolica, si festeggia San Massimo di Napoli Vescovo e Martire. E’ considerato da molte fonti storiche il decimo Vescovo di Napoli e il suo servizio durò circa 7 anni a partire dal al 350 quando a dominare era l’imperatore Costanzo. Durante il suo operato si schierò fermamente dalla parte del verdetto del Concilio di Nicea del 325, condannando l’eresia Ariana (chiamata così proprio perchè scaturita dalle parole di Ario di Alessandria) la quale affermava che Gesù e Dio Padre non erano fatti della stessa sostanza, ma bensì il primo era una creatura dell’altro. Il dilagare di queste credenze considerate eretiche fece scaturire gravi divergenze all’interno della Chiesa cattolica, che si spaccò letteralmente in due. Tutto questo generò una lotta, alla quale prese parte anche lo stato, con ripercussioni a volte violente. Le tensioni che si svilupparono fecero si che nel 357 il Vescovo Massimo fu allontanato in esilio nell’impero d’oriente e solamente li, venne a sapere che la sua sede episcopale era stata occupata da Zosimo, fedelissimo dell’eresia Ariana. Appena seppe dell’accaduto, Massimo lanciò contro il suo rivale un anatema, ma nonostante tutto Zosimo rimase al potere nel vescovato per ben 6 anni e venne considerato da molti l’undicesimo vescovo effettivo di Napoli. Nel 363 Zosimo, fu colpito finalmente da castigo Divino e fu costretto ad abbandonare la sede episcopale lasciando il posto a colui che divenne il 12° Vescovo di Napoli, Severo. Massio però, ormai malfermo e colpito duramente nel fisico a causa di maltrattamenti pregressi all’esilio, morì in Oriente nel 361, poco prima che l’esilio venisse cancellato da Giuliano l’apostata nel 362. Proprio per il fatto che non poté morire nella sua patria gli fu concesso il titolo di Martire dopo la sua morte. Appena Severo (che poi diverrà a sua volta santo) entrò di diritto nella sede episcopale di Napoli, si adoperò affinché il corpo di Massimo fosse riportato immediatamente in Patria e lo fece tumulare nella Basilica Episcopale vicino alla collina dove riposavano i resti di San Fortunato. Le spoglie del santo, assieme a quelle di San Fortunato, vennero poi portate prima nella Basilica Stefania nell 9° secolo, quindi, con la costruzione della Chiesa di San Efebo, vennero poste dietro l’altare maggiore assieme ai resti di Efebo stesso e Fortunato. Il suo nome, per quanto riguarda le ricorrenze e le festività compare su parecchi calendari antichi, compreso quello in marmo custodito ancora oggi nel Duomo di Napoli. Nel 1840 la Sacra Congregazione dei Riti, ha appurato con certezza, dopo attenti studi sulle testimonianze storiche, che il culto del Vescovo Massimo era da considerarsi uno dei più antichi della sede episcopale stessa. In fine, dalla santa chiesa, secondo il martirologio la festa venne fissata a tutti gli effetti l’11 giugno e ancora oggi a Napoli è festeggiata con grandissima devozione dai fedeli. Il Nome Massimo ha sicuramente etimologia Latina e sta a significare “il più grande”. Resti della prima sepoltura del 10° vescovo di Napoli furono trovati fra la fine dell’800 e l’inizio del 900′ in alcune catacombe sotto la citta di Napoli.



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