Attentato Brindisi le indagini in corso – Si scoprono nuovi dettagli del folle gesto che Giovanni Vantaggiato ha compiuto lo scorso maggio, uccidendo una studentessa di 16 anni. Dai nuovi interrogatori e dalle indagini sempre in corso, si viene infatti a sapere che l’uomo aveva preparato una specie di poligono di tiro, un luogo nascosto dove esercitarsi nei preparativi del suo attentato, segno che il piano omicida era ben preciso nella sua testa da molto tempo. Nella campagna intorno alla città di Copertino in provincia di Lecce di cui era originario, Vantaggiato aveva disposto alcune bambole di pezza di piccole dimensioni come una sorta di manichini per provare il suo piano. Con queste bambole provava le distanze dall’esplosivo, per vedere se gli effetti della sua bomba le avrebbero investite, dunque per vedere se riusciva a uccidere persone come poi è stato anche se fortunatamente il suo piano non è diventata la strage che lui auspicava. In questa zona di campagna gli investigatori hanno poi trovato un ordigno esplosivo con l’innesto uguale a quello poi usato il 19 maggio davanti alla scuola di Brindisi. Anche il meccanismo usato era uguale: tre bombole per gas di uso da cucina svuotate e riempite di polvere pirica, esplosiva. Non solo: sono stati trovati altri recipienti pieni di sostanze chimiche e uno con del cotone idrofilo imbevuto come si fa quando si vuole preparare una miccia. Si indaga per capire se l’uomo avesse avuto in mente un secondo attentato. Vantaggiato intanto conferma la sua colpa, spiegando essersi trattato di un gesto dimostrativo contro la società in generale: le ragazze della scuola Morvillo Falcone erano solo vittime innocenti scelte per la facilità di colpire in quel luogo. Gli inquirenti comunque continuano a seguire la pista che potrebbe portare alla scoperta di eventuali complici che possono aver aiutato l’attentatore nella messa a punto del piano. Nei giorni scorsi l’attentatore aveva chiesto scusa alla famiglia di Melissa Bassi, la ragazza rimasta uccisa nell’attentato, dicendo che voleva scrivere al padre. Ma la famiglia della studentessa ha rifiutato ogni contatto con l’uomo chiedendo invece che per lui venga applicato il massimo della pena possibile, l’ergastolo. 



A questo punto sarà poi necessario fare indagini di livello psicologico per capire a che livello l’attentatore è in grado di intendere e volere, anche se al momento è sempre sembrato alquanto lucido. 

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