Chiuse le indagini sul caso trattativa Stato-mafia. Chiuse con alcuni botti, e cioè l’iscrizione nei registri degli indagati di personalità di spicco come l’ex ministro ed ex vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Nicola Mancino e un altro ex ministro, Giovanni Conso. Mancino in realtà non sarebbe coinvolto direttamente nella trattativa, ma accusato di aver reso falsa testimonianza in uno dei processi di contorno. Mancino però è apertamente sospettato di essere stato al corrente di questa trattativa, tanto che Il Fatto Quotidiano ha riportato la notizia di numerose e insistenti telefonate dello stesso al capo dello Stato per – secondo il quotidiano – chiedere aiuto e protezione. Nell’inchiesta coinvolti altri personaggi illustri, oltre a un buon numero di esponenti della mafia, come l’ex generale dei Ros Mario Mori. Tra le ipotesi che spuntano, quella che proprio i Ros avrebbero gestito tale trattativa senza avvertire i vertici dello Stato e i politici allora al governo. Si parla naturalmente delle stragi in cui persero la vita i giudici Falcone e Borsellino e gli attentati a Roma, Milano e Firenze tra il 1992 e il 1993. La prova più evidente che questa trattativa ci fu? Secondo l’accusa il fatto che dopo le bombe di Roma, Firenze e Milano lo Stato concesse la fine del carcere duro a circa 500 mafiosi. IlSussidiario.net ha chiesto a Paolo Guzzanti, senatore ed ex presidente di commissione di inchiesta, un parere su questa ipotetica trattativa. “Il fatto che si sia arrivati a coinvolgere personaggi come Mancino, Conso, il generale Mori” ha detto “lo trovo onestamente incredibile. Io sono diffidente sempre e non solo per motivi di garantismo, ma qua si tratta di persone, alcune delle quali ho anche conosciuto per motivi istituzionali, mai screditate in tutta la loro vita e che definirei galantuomini. Il fatto è che, come ho già detto molte volte, si cerca solo di coprire un’altra verità storica”. Secondo Guzzanti, infatti, la trattativa Stato-mafia non è mai esistita perché quelle stragi non furono stragi di mafia, o almeno non solo di mafia. La verità porterebbe nientemeno che a Mosca. 



Le indagini si sono chiuse e all’ultimo momento vengono coinvolte personalità politiche come Mancino e Conso. Che ne pensa?

Lo trovo incredibile. Penso anche al generale Mori, che un po’ ho conosciuto per motivi istituzionali quando presiedevo la commissione di inchiesta. A me sembra un tale galantuomo, capisco che questa non è una prova né un ragionamento. Però io non capisco una cosa basilare: in cosa sarebbe consistita la trattativa? Le stragi furono sospese, non si fecero più altre stragi, ma in cambio di cosa?



Si parla di 500 mafiosi a cui venne tolto il carcere duro. 

Guardi, io non conosco le carte quindi non posso improvvisarmi per esperto, ma l’ho già scritto e detto in tutte le salse che le stragi di Capaci e di via D’Amelio non rientravano in una strategia stragista perché furono tremendamente anomale.

Cioè? Cosa intende?

Siamo in tanti a pensare  che dietro a quelle stragi non ci fosse solo la mafia. Ci sono elementi a parte che non riguardano la mafia.

E chi, allora?

Per quello che mi risulta da carte e fatti documentati, hanno a che fare con l’attività richiesta allora a Falcone da Cossiga e Andreotti e dalla Federazione russa, nel dettaglio gli allora ambasciatore e procuratore capo di Mosca. La mia opinione è che la strage di Capaci e quella di via d’Amelio siano legate a quei fatti e non a fatti di mafia pura.



Ci ricordi allora questi fatti.

Bisogna risalire a quando a Falcone non venne concessa la Procura generale anti mafia perché si mise di mezzo l’allora Pci per impedirlo. Falcone venne a Roma non più come procuratore attivo, ma come direttore generale delle carceri, cioè era un semplice funzionario.

Cosa succede a questo punto?

A quell’epoca l’ambasciatore prima sovietico e poi russo chiese l’aiuto di Cossiga perché disse che il tesoro ex sovietico, in particolare del Kgb e del Pcus, era diretto in Italia per essere riciclato. 

 

In che modo?

 

Attraverso banche compiacenti, la mafia e personaggi della finanza mai identificati.

 

Che cosa fece Cossiga?

 

Cossiga si rivolse anche a Massimo D’Alema chiedendogli se ne sapesse qualcosa. Secondo quanto avrebbe poi detto Cossiga, D’Alema gli rispose che anche lui aveva ricevuto una offerta e l’aveva sdegnosamente respinta, ma che altri probabilmente l’avevano accettata. A questo punto Andreotti, con cui ho parlato della cosa, diede a Falcone gli strumenti diplomatici per una inchiesta in cui Falcone non aveva nessuna funzione formale, perché non era un pm indagante. Per quello che mi risulta Falcone invece chiese aiuto a un pm indagante e questo era Paolo Borsellino.

 

Quindi le cose si uniscono fra di loro…

 

La strage di Capaci e via d’Amelio per le loro modalità, cioè operazioni di tipo militare anche se c’era Brusca che spingeva il pulsante, e tra l’altro sulla strage di via d’Amelio hanno dovuto rifare tutto, secondo me e molti altri non hanno nulla di confrontabile con la prassi della mafia. Così come i botti successivi di Roma e Firenze non furono azioni dimostrative mafiose, perché la mafia mai è andata sul territorio continentale e la mafia mai ha fatto operazioni spettacolari con i fuochi d’artificio. Non fa parte della tradizione mafiosa.

 

Quindi, lei dice, se queste stragi non furono puramente mafiose anche se la mafia era coinvolta, non esiste neanche una trattativa Stato-mafia.

 

Esattamente.

 

E il famoso tesoro sovietico che fine avrebbe fatto?

 

Secondo i russi è stato riciclato anche con l’aiuto della mafia; secondo Cossiga, D’Alema gli avrebbe detto che un personaggio della finanza era coinvolto e che se gli avesse detto il nome di quel personaggio, che non gli disse, Cossiga sarebbe caduto dalla sedia tanto era persona di altissimo livello e conosciuta. D’Alema smentirà queste dichiarazioni, ma rimane un episodio significativo. Era una cifra enorme, che circolò su conti correnti paralleli, si disse allora e lo disse anche Cossiga, che erano conti del Pci e delle sue propaggini. Parte dei soldi finì poi anche in Germania. Stiamo parlando di miliardi di dollari.

 

Dunque le stragi furono a protezione di questo tesoro…

 

Falcone fece queste indagini con la protezione di Andreotti, il quale mandò dei fonogrammi dalla Farnesina, fonogrammi poi spariti. Quale sia stata la somma nessuna lo sa, ma certamente una somma gigantesca. 

 

Ovvio che una operazione di questo tipo si sia cercato di insabbiarla.

 

Fu una operazione italiano-siciliana con una spartizione di profitti mai quantificati e su cui è stato steso non un velo ma una lastra di piombo. Non credo dunque a nessuna leggenda tipo le stragi e una trattativa Stato-mafia, e mi sembra tutto molto artificioso perché quando furono uccisi i poveri Falcone e Borsellino ci fu una corsa precipitosa a dichiarare che era colpa della mafia, come se si volesse coprire altro che invece c’era.

 

Perché a livello internazionale questa cosa è oggi completamente taciuta? Perché i politici coinvolti non la possono dichiarare?

Ci sono molti problemi a livello nazionale e internazionale. Bisognerebbe sapere in quanti si sono spartiti la torta e sul piano internazionale nessuno ha voglia di ritirare fuori una questione che coinvolgerebbe personaggi della Russia attuale. Mi spiego benissimo perché non se ne parli più, sin dall’inizio si è resa illeggibile questa lettura che invece era molto semplice. Perché gli incontri tra Falcone e i russi avvennero, ma questa pista non è mai stata seguita dagli investigatori nei processi e quindi abbandonata. Io che sono molto malizioso e non mi fermo alla prima lettura dei fatti mi sono fatto l’opinione che questa trattativa Stato-mafia sia una bolla con cui coprire un livello di verità indecente, che è stato e sarà coperto temo per sempre. 

 

Coperto coinvolgendo una quantità di personalità dello Stato…

 

Non le dico da solo queste cose, non sono un pazzo visionario solitario. Però non mi pare che alcun procuratore abbia agito anche in questo senso. Personaggi come Mancino, Conso e Mori… Anche se è vero che alcuni mafiosi furono tolti dal carcere duro, bisogna capire in che modo i servizi hanno agito quando, svolgendo una attività di intelligence, si trovano nella condizione di impedire, ad esempio, una strage ulteriore evitando la perdita di vite umane. Se attraverso dei correttivi, come togliere un detenuto da un certo tipo di cella, si è arrivati al risparmio anche di una sola vita umana, se così fosse io credo che bisognerebbe guardare il rapporto costo beneficio. Impedire la perdita di vite umane togliendo da un tipo di cella dei detenuti, senza concedere loro la libertà, ecco vorrei che questo fosse detto e su questo si aprisse una valutazione, anche di tipo etico oltre che giuridico.