Il 22 giugno la Chiesa cattolica festeggia san Giovanni Fisher vescovo e martire. Giovanni Fisher, John Fisher il suo vero nome, nacque nel 1469 a Beverly nella contea dello Yorkshire e Humber in Inghilterra in una famiglia abbastanza agiata. Suo padre, Robert Fisher, era un mercante alquanto ricco sposato con Agnes e questo gli consentì di studiare a Cambridge tra il 1484 e il 1501 conseguendo un dottorato in Teologia. Una volta terminati gli studi rimase per tre anni a Cambridge con il ruolo di Professore ordinario dell’Università. Inoltre, fece abbastanza velocemente carriera e distinguendosi per i grandi contenuti conoscitivi e morali di cui disponeva nel 1504 fu eletto Cancelliere dell’Università di Cambridge. Diventò insomma un personaggio di spicco del mondo culturale non solo britannico ma anche Europa e non a caso spesso e volentieri Erasmo Da Rotterdam ogni volta che si recava in Inghilterra andava a fargli visita. Nel frattempo nel 1491 aveva deciso di votare la propria vita al Signore facendosi ordinare sacerdote a York e assumendo l’incarico di vicario di Northallerton. Nel 1504 Giovanni divenne Vescovo di Rochester con la nomina per di più di tutore dell’allora principe Enrico. Inoltre nello stesso anno conquistò il diritto di sedere nella Camera dei Lords e l’onore di rappresentare la corona inglese nel Concilio Lateranense V. Ben presto il suo rapporto con la Corona Inglese di incrinò in maniera irreversibile fino a giungere, come vedremo, ad un tragico epilogo. Si oppose tenacemente difendendo i propri ideali e quelli della Chiesa Cattolica, al volere di Enrico VIII desideroso di elevare il proprio volere al di sopra di quello dell’episcopato. Con il Re si scontrò duramente allorché quest’ultimo chiese a Giovanni di dare un parere positivo sulla volontà di rendere non valida una dispensa di Papa Giulio II che aveva come finalità il permesso per sposare Caterina D’Aragona. Ma le due dispute che incrinarono in maniera irreversibile i rapporti tra il Vescovo e la Corona inglese furono i ripetuti no prima al riconoscimento al Re del titolo di Capo Supremo della Chiesa d’Inghilterra e poi nel 1534 al cosiddetto Atto di Supremazia (Act of Supremacy) con il quale ordinò che ogni decisione che l’episcopato aveva intenzione di prendere dovesse essere prima sottoposta all’insindacabile giudizio del Re. Per queste ferme opposizioni Giovanni Fischer e il suo grande amico Tommaso Moro meglio conosciuto come Thomas Moore, furono condannati a morte il 17 giugno 1535 con sentenza che fu eseguita il 22 giugno dello stesso anno tramite decapitazione.



Il Papa Paolo III cercò in ogni modo di farlo sfuggire al proprio destino richiedendone l’esilio in Italia e nominandolo Cardinale ma il Re fu inflessibile e ne pretese la testa. La Chiesa lo beatificò il 19 dicembre 1886 da Papà Leone XIII e canonizzato insieme a Tommaso Moro da Papa Pio XI il 19 maggio 1935 a 400 anni dalla sua morte. La Chiesa cattolica lo ricorda il 22 giugno insieme a San Tommaso Moro mentre quella anglicana lo festeggia il 6 luglio

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