La composizione del Pd è un processo tutt’ora in corso. Nato dalla fusione a freddo tra Ds e Margherita, si ritrova frazionato in più anime spesso destinate ad un conflitto insanabile. Specie per quanto riguarda i temi eticamente sensibili quali la vita o la famiglia. Per questo, il Comitato diritti del Pd ha redatto un documento che dovrebbe rappresentare la base da cui partire per «animare la cultura politica dei democratici in materia di diritti». Si tratta, in sostanza, del tentativo di giungere ad una definizione ultima dei principi che “ufficialmente” orientino l’azione del partito e ne regolino la visione del mondo. Abbiamo chiesto a Clara Caravaggi cosa ne pensa.



Come giudica il documento consegnato al segretario Bersani?

Trovo, anzitutto, positivo il fatto che sia stato redatto un testo di sintesi. Si tratta di una chiarificazione da cui poter partire per instaurare un dialogo.

E sul fronte dei contenuti?

Anzitutto, va segnalato il fatto che rispetto alla tematica del rispetto della vita non vengano praticamente menzionati i diritti del concepito. Salvo alcuni tratti dove viene riportato il pensiero europeo riguardante i pronunciamenti contro la brevettabilità degli embrioni.



Crede che questo non sia sufficiente?

La Corte di giustizia europea ha stabilito il divieto di brevettabilità e clonazione degli embrioni umani a fini industriali e commerciali. Il testo del Pd si richiama a quel pronunciamento, senza addentrarsi nello specifico dei diritti dell’embrione. Stando così le cose, significa che esso è da tutelare non in senso assoluto ma esclusivamente, appunto, in relazione alle pratiche suddette. Non si può brevettare ma non se ne esclude la soppressione. Lasciano perplessi, inoltre, anche i punti riguardanti l’obiezione di coscienza.

A cosa si riferisce?



Si accenna al fatto, in sostanza, che tale libertà possa essere limitata dall’adempimento di un dovere. Sembra quasi, inoltre, che questo adempimento coincida con la pratica abortiva.

Come giudica, invece, i cenni alla famiglia?

Viene riconosciuta la centralità della famiglia naturale fondata sul matrimonio e, contestualmente, si afferma la necessità di tutelare i diritti delle coppie di fatto. Resta da capire se si intende agire, eventualmente, in sede legislativa, secondo un disegno organico, attraverso, magari una legge ad hoc; oppure, se si ritenga sufficiente  modificare parte delle leggi esistenti.

Cosa cambia?

Nel primo caso, si conferirebbe un valore e un riconoscimento ben preciso alle coppie di fatto. Questione decisamente complicata, dal momento che l’individuazione dei criteri per definire quale sia la coppia di fatto tutelabile deve prendere in considerazione le numerose realtà. Per intenderci, due persone che convivono da alcuni messi vanno considerate alla stregua di un rapporto stabile che dura da anni? Nel secondo, non si farebbe altro che rimuovere gli ostacoli al riconoscimento effettivo dei diritti individuali dei singoli. A differenza della posizione assunta dal professor Gambino su queste pagine, ritengo che queste seconda via sia preferibile.  

In molti contestano il fatto che il Pd, ogni volta che affronta la questione dei diritti delle coppie di fatto, non menziona i relativi doveri

In effetti, nel preambolo del testo si afferma la correlazione fondamentale tra diritti e doveri. Tuttavia, la premessa non viene declinata all’interno dei singoli argomenti. Se portassimo tale correlazione alle sue estreme conseguenze, si potrebbe affermare che la società ha il compito di privilegiare, anzitutto, il matrimonio in quanto esso garantisce quella stabilità funzionale alla preservazione della società stessa; soprattutto, in relazione alle problematiche legate alla scarsa natalità. Andrebbe, in tal senso, scongiurata l’ipotesi di unioni contrattualistiche scindibili in qualunque momento.

Crede che, in ogni caso, che nel documento vi siano i presupposti per equiparare le unioni omosessuali al matrimonio?

Il documento non lascia intendere che si intenda giungere a conclusioni di questo genere. Sta di fatto che si tratta di un processo in divenire. Nel momento in cui si attribuiscono dei diritti alle coppie di fatto automaticamente questi vengono automaticamente estesi alle coppie omosessuali. Specie se non si differenziano le situazioni.  

Quindi? Come escludere l’eventualità?

Nel momento in cui si riconoscono tutele alle coppie di fatto, mi sembrerebbe opportuno chiedere un rafforzamento dell’istituto matrimoniale. Per il momento, con l’ipotesi di introduzione del divorzio breve, si sta procedendo proprio in senso opposto, equiparando il matrimonio ad una sorta di mero contratto.

 

(Paolo Nessi)