Trentadue anni dopo la morte degli 81 passeggeri del Dc9, la verità su cosa successe quel 27 giugno 1980 nei cieli di Ustica è sempre sconosciuta. Una indagine durata tre decadi, senza neanche un processo sulle cause e sugli autori della strage in quanto l’istruttoria definì “ignoti gli autori della strage” e quindi fu dato il via al non luogo a procedere. Un processo c’è stato, quello sui reati di depistaggio di cui furono accusati alcuni alti ufficiali dell’aeronautica militare italiana, grazie alle indagini del giudice Rosario Priore, ma la Cassazione ha ribaltato la prima sentenza decidendo che i depistaggi in realtà non ci furono. IlSussidiario.net ha parlato proprio con il giudice Rosario Priore, che dopo tanti sforzi senza una conclusione si definisce comunque sereno per il lavoro svolto: “L’unica tristezza” dice “è che non si riesce a vedere la fine, ma d’altra parte gli ostacoli sono tanti, tantissimi. Non so quando finiranno questi scontri che sono scontri interni, totalmente interni, al sistema italiano”. Ricordiamo che la tesi del giudice Priore è che ci fu un duello aereo tra velivoli francesi e statunitensi, o comunque della Nato, e un velivolo libico e che per sbaglio venne colpito il Dc9.
Nel ricordare l’anniversario della strage di Ustica ancora una volta, come già due anni fa, il Capo dello Stato ha espresso parole molto dure che sembrano dare credito alle ipotesi che lei sollevò sul caso.
Sì, in effetti il Presidente sembra aderire alle ipotesi formulate, che ci fosse cioè un vero e proprio intrigo internazionale sulla storia di Ustica. Purtroppo lo svolgimento dei processi a seguito delle mie indagini ha portato a un nulla di fatto e quindi siamo di nuovo da capo. Il problema è proprio questo.
Cioè? Ci spieghi meglio.
Il fatto che tra le corti implicate e tra i giudici inquirenti e i giudici giudicanti ci sono contrasti e interpretazioni differenti. Vede, le inchieste sulle stragi partono sempre in un modo che sembra trionfale, quando poi vanno davanti ai giudici dei dipartimenti si afflosciano. Parlo della strage di Brescia, per citare un caso recente, ma anche quella di Piazza Fontana e altre ancora, tutte finite sempre con un nulla di fatto.
Perché succede questo, secondo lei?
Non me lo so spiegare. Giudici inquirenti e giudicanti sono della stesa razza, hanno fatto gli stessi studi però di fronte al fatto reagiscon in modo diverso. L’inquirente ci mette un certo impegno, il giudicante sta in una posizione di maggiore distacco e di calma. Forse è questo il motivo.
Recentemente, qualche mese fa, lei è stato coinvolto in uno scambio di battute polemiche con l’ex sottosegretario Giovanardi sulle ipotesi dietro al vero motivo della strage di Ustica.
Sì, è successo perché ci sono moltissimi ambienti che non credono all’ipotesi della battaglia aerea, una ipotesi che fu fatta propria da Cossiga il quale sapeva quello che era successo, sapeva che molti politici avevano saputo e sapeva che i servizi segreti sapevano.
Tutti sapevano, insomma.
Già, e quindi le cose sarebbero andate come poi emerso da una congerie di prove che non sono solo le parole di Cossiga, ma che ci vengono dalle perizie metallografiche, balistiche e tante altre. Io ho fatto fare una infinità di perizie e tutte vertevano sull’ipotesi dell’esplosione dall’esterno. Giovanardi, che era membro del governo passato, era stato delegato ad occuparsi dell’evento di Ustica. Io sollevai il caso perché dissi: dato che i giudici hanno fatto rogatorie alla Francia partendo dall’ipotesi dell’esplosione esterna, non vedo come un sottosegretario delegato a questa incombenza possa avere in mente un’ipotesi diversa.
E invece lui sostiene che sia stata l’esplosione di una bomba dentro all’areo a provocare la strage.
Ma come fa a sostenere questa ipotesi con una forza che avrebbe dovuto invece usare nei confronti della Francia, e in appoggio a una tesi a cui non crede neanche lui? Infatti quelle rogatorie spedite alla Francia non hanno mai avuto risposta. Io non so se il nuovo governo abbia nominato un responsabile per queste rogatorie e se abbia intenzione di sostenerle. Certo, oggi ci si deve concentrare su altro con tutti i problemi che abbiamo, però bisogna avere una visione unanime, non accettare ipotesi senza ragionare. Non puoi essere delegato al caso Ustica e credere all’ipotesi della bomba interna quando tutto il resto dice il contrario. I francesi forse vedendo questo disordine nel fronte italiano ancora non ci hanno dato una risposta.
Se Stati Uniti e Francia non rispondono o rispondono in modo celato, perché secondo lei la Libia, che avrebbe invece avuto interesse a dire che un loro aereo era stato attaccato da forze Nato, non ha mai detto nulla in proposito?
La Libia avrebbe avuto questo interesse e in effetti Gheddafi ogni volta che veniva intervistato diceva di essere stato lui l’obbiettivo di quello scontro, lo confermava a ogni intervista che la stampa internazionale faceva. Ma vede, gli ordinamenti giuridici non sono tutti uguali e allo stesso livello di evoluzione: non ci hanno neppure mai detto di aver ricevuto la rogatoria, il silenzio più assoluto. Forse i loro ordinamenti non prevedono nemmeno l’esistenza della rogatoria che è un istituto tipicamente europeo.
Magari adesso che Gheddafi non c’è, più potremo forse avere delle risposte dalla Libia.
Lei crede? Lei vede dei progressi in Libia?
Francamente no.
Appunto.
E’ stata data la notizia che vengono resi pubblici gli archivi digitalizzati dell’associazione dei familiari delle vittime: è una cosa che potrà dare degli sviluppi interessanti?
Sì, per gli storici. Queste carte avrei dovuto leggerle soltanto io. Magari riusciranno a trovare altre prove in un senso o nell’altro.
Mi sembra scettico.
Tra l’altro se è vero che molte stragi sono state digitalizzate, quella di Ustica si comincia a farlo adesso. L’associazione dei familiari forse ha solo l’inizio del dibattimento, per quello che so io si comincia a digitalizzare Ustica adesso ma è un problema enorme.
Perché?
Sono oltre due milioni di carte, faldoni che contengono in media mille pagine l’uno e i faldoni sono migliaia.
Da paura.
Un altro ostacolo molto forte è che la maggior parte degli atti delle perizie tecniche e sui radar sono tutti in inglese. E’ una materia tipicamente angolosassone e non c’è stato nemmeno il tempo di tradurli tutti. C’erano ovviamente dei periti esperti, c’era la mezza fortuna di aver trovato un giudice che sapeva l’inglese, e cioè io. Ma gli altri sono sicuramente in una situazione di imbarazzo a leggere documenti del genere in inglese. Però in un certo senso il materiale è tranquillizzante, e le medesime carte dovranno essere usate anche da quelli che vogliono affossare l’impianto processuale.
Intende per la sua ipotesi di battaglia aerea sopra il cielo di Ustica, ovviamente.
Già, speriamo che vada bene il ricorso.
Alla fine di tutta questa vicenda a cui lei ha dedicato anni intensi, nonostante la mancanza di una verità ufficiale, lei si sente sereno dopo quello che ha fatto?
Io mi sento molto sereno. L’unica tristezza è che non si riesce a vedere la fine, ma d’altra parte gli ostacoli sono tanti, tantissimi. Non so quando finiranno questi scontri che sono scontri interni, totalmente interni.