“Spero che le cose che dico servano a qualcosa di buono, è l’unico motivo per cui parlo quando me lo chiedono”: per Margherita Coletta, la vita è una offerta continua. Non solo il dolore, immenso, che può provare una donna che ha perso prima il marito (il brigadiere Giuseppe Coletta, uno dei militari italiani uccisi nell’attentato di Nasiryah), e poi anche un figlio, Paolo, morto per leucemia a 8 anni di età. Ce ne sarebbe abbastanza, secondo le umane categorie, per arrendersi davanti alla vita. Non è così per Margherita, con cui IlSussidiario.net ha voluto commentare la tre giorni dell’incontro mondiale delle famiglie e le parole dette dal Papa in qui giorni. Quando le chiediamo che cosa avrebbe chiesto lei, se ne avesse avuto la possibilità, al Papa la sera delle testimonianze, risponde sicura e decisa come sempre: “Niente, non avrei chiesto nulla. Cosa potrei chiedergli, dice già tutto lui con il suo sguardo. Gli avrei piuttosto augurato di vivere ancora tanti anni e di continuare a essere il nostro pastore e di poterlo avere come punto di riferimento ancora a lungo. E dopo di lui, chi Dio vorrà”. Margherita Coletta ha una certezza profonda, quella della presenza di Cristo a cui affidare, come dice lei, ogni gesto quotidiano: “Ai giovani di oggi che hanno paura a mettere su famiglia, direi di mettere al centro della vita di coppia Cristo. In questo modo ogni cosa diventa meno difficile, il peso diventa meno pesante da portare e anche nelle difficoltà non si affonda mai. Con Cristo non si cade mai, io posso dirlo perché ne ho fatto esperienza”. In sostanza, quello che Margherita ha così bene espresso in una sua frase di qualche anno fa: “Il dolore c’è, la fede non lo toglie e nessuno ne è esente. L’istinto avrebbe potuto portare ad arrabbiarsi, ma siccome l’uomo non è fatto di istinto, ma di fede in Gesù Cristo, ci si affida a Lui”.



Signora Coletta, ha avuto modo di seguire la tre giorni delle famiglie? Che impressione ne ha avuto?

Mi trovavo a Milano per partecipare all’evento, ma purtroppo per una cosa dolorosa, la morte del fratello di mio padre, sono dovuta tornare a Roma, ma comunque ho seguito tramite la televisione tutto quello che potevo. E’ stato bellissimo, un segno meraviglioso. 



C’è un momento in particolare che l’ha colpita di più? 

Mi è molto piaciuta la tenerezza della domanda fatta dalla bambina vietnamita sulla infanzia del Papa. Però la cosa che ha suscitato in me più interesse per la situazione particolare che sto vivendo in questo periodo, è stato quando è stato chiesto al Papa della situazione delle persone divorziate che non possono accedere al sacramento della comunione. La coppia separata che ha chiesto in maniera molto bella perché i separati non possono accedere all’eucarestia.

Cosa l’ha colpita di quella domanda?

Mi ha colpito la risposta del Santo Padre, è una apertura grandissima. C’è tanta confusione su questo tema, bisogna vedere chi è che lascia e chi viene lasciato, ma alla fine ciò che conta è quello che ha detto il Santo Padre.



Cioè? 

Che comunque sia la situazione personale, si è sempre vicini a Cristo. Credo sia un atto di amore, di donazione quello di offrire a Cristo il sacrificio di non potersi accostare a Lui non facendo la comunione. Perché cosa succede altrimenti? Succede che ognuno si fa la religione che piace a lui, una fede fai da te. Il Papa invece ha detto queste splendide parole di amore che hanno acceso nuovamente il fuoco che uno ha dentro. Davvero sentendolo parlare mi sono sentita parte integrante della Chiesa. 

Nelle sue parole, Benedetto ha voluto sottolineare come la Chiesa sia sempre pronta ad accogliere, non importa da dove uno giunga e che esperienze abbia fatto.

Se uno parte dal presupposto che Dio è amore, non può essere altrimenti. Ma il Santo Padre lo ha ribadito, rimanendo fermo, giustamente secondo me, sul fatto che le persone separate non possono accostarsi alla comunione. Perché non è una cosa che dice il Papa, questa, ma la dice Cristo. Come potrebbe il Papa dire qualcosa di diverso da quello che ha detto Lui? Si anteporrebbe a Cristo. 

In molti però tra i separati non sembrano capire questo concetto.

Il Papa ha detto che l’eucarestia è importante, ma che anche la predisposizione del cuore ad accogliere Cristo anche solo con la comunione spirituale è importante. I motivi dietro le separazioni sono tanti, ma il cammino da fare è uno solo, ed è quello che ha ricordato il Papa.

 

Oggi la famiglia appare sfidata da tante pressioni: la crisi economica, le nuove forme di famiglia…

 

La famiglia è composta da padre, madre e figli. E’ così  secondo la natura delle cose al di là dei discorsi. Per concepire un bambino ci vogliono un uomo e una donna. Si parla di famiglie allargate anche come accoglienza dell’altro ma il perno, l’immagine fissa deve rimanere quella della Sacra Famiglia. Non condivido ad esempio i matrimoni gay e lo dico con tutto il rispetto, però un conto è lasciare la libertà alle persone, un conto è approvare queste cose. Un bambino che viene adottato da due persone dello stesso sesso come fa ad avere cognizione di sé.

 

Lei ci testimonia che anche quando una famiglia perde uno dei suoi componenti, la famiglia resta tale. 

 

Il fatto che stia conoscendo un’altra persona e cercando di rifare una famiglia non annulla quello che c’è stato prima. Quel legame rimane, non cancella tutto il resto. Proprio oggi, mio figlio avrebbe compiuto 23 anni. Sono 15 anni che è morto, con me è rimasta Maria l’altra mia figlia, ma il fatto di avere lei non vuol dire che Paolo non c’è più. E’ una condizione diversa da come siamo sulla terra quella che ci aspetta,  il modo con cui  saremo quando saremo a cospetto di Dio, tutto si trasformerà, non avrà più importanza il legame come lo intendiamo oggi. Ma quel vincolo, quello della mia famiglia, rimane proprio come rimane la Sacra Famiglia. 

 

Lo ha detto anche il Papa, che spera che il Paradiso sia poter tornare alla sua famiglia, tornare alla sua casa di infanzia.

 

Guardi, è una cosa che io dicevo sempre questa e quando l’ha detta il Papa ho avuto un sussulto. Ho capito cosa sia la comunione dei vivi.  Uno dice delle cose, poi sente il Papa dire la stessa cosa e capisce che allora la strada è quella giusta. 

 

I giovani oggi hanno sempre più paura per tanti motivi a mettere su famiglia. Lei cosa direbbe a una coppia di giovani che è indecisa se sposarsi.

 

Di mettere al centro della vita di coppia Cristo. Ogni cosa diventa meno difficile, il peso diventa meno pesante da portare anche nelle difficoltà. Non si affonda mai con Cristo e io ne ho fatto esperienza. E’ ovvio che si cade, che c’è dolore, ma ci si rialza sempre. Hai la certezza che Lui sa le cose prima che ti accadano per cui cosa ti può accadere di male? Lui le sa prima che succedano.

 

Un altro fattore di cui molta gente oggi non fa più esperienza è quella del sostegno della comunità cristiana. 

 

E’ sempre la Madre Chiesa che ci sostiene. Il male prolifera dove c’è la difficoltà, pensiamo a questa crisi economica che ci colpisce. La persona che si toglie la vita, con tutto il rispetto per chi fa questo gesto, compie un atto di egoismo perché lascia nei guai chi rimane, non è un gesto d’amore. Se c’è invece qualcuno accanto si può affrontare la fatica. Tempo fa venne da me una ragazza che voleva abortire. Diceva: no, io non ce la faccio, non posso avere un figlio.  Io le dissi di non preoccuparsi perché l’avremmo aiutata noi, le avremmo anche dato i vestitini per il bimbo. Non l’avremmo lasciata sola ed è questo che conta. La vicinanza con le persone, con chi ha problemi, dare il sostegno a chi ci sta accanto perché siamo fratelli. Dobbiamo stare accanto a chi è in difficoltà.

 

Eppure in molti soffocano nella solitudine.

 

La gente si fida troppo degli uomini, pone le sue speranze nell’uomo. Siamo tutti fragili, dobbiamo riporre la fiducia, ogni gesto quotidiano che facciamo in Cristo, solo così si riesce ad affrontare la vita, se no si crolla. Nessun uomo può affrontare i dolori con la sua bravura, anche se non lo si vuole riconosce è così.

(Paolo Vites)