La nuova udienza del processo per l’omicidio della giovane Sarah Scazzi che si sta svolgendo a Taranto ha visto un duro scontro verbale tra il pubblico ministero Mariano Buccoliero e l’avvocato Roberto Borgogno, sostituto processuale dell’avvocato Franco Coppi, uno dei legali di Sabrina Misseri. Borgogno ha infatti inizialmente contestato alcune domande formulate dal pm allo psichiatra del carcere di Taranto, Giovanni Primiani, accusandolo di stare “intimidendo il teste”, ricevendo una risposta non proprio pacata: “Io parlo solo con il presidente della Corte d’Assise. Lei stia zitto”. L’avvocato ha allora minacciato di abbandonare l’aula, ma il pm ha replicato senza scomporsi che il legale “farebbe bene ad andarsene”. Lo scontro tra i due è stato poi fatto rientrare dal presidente della Corte d’Assise, Rina Trunfio. Prima di Giovanni Primiani è salito sul banco dei testimoni Cosimo Maggi, un infermiere del carcere di Taranto, il quale ha dichiarato che «la sera del 14 ottobre 2010 Michele Misseri rifiutò i farmaci perché diceva che il direttore doveva fare un sopralluogo e lui voleva rimanere vigile». Il testimone ha poi aggiunto che doveva «fargli firmare una liberatoria, ma aspettai perché poteva cambiare idea. La mattina dopo non c’era più, era stato portato via. Anche la terapia della mattina non gli fu somministrata». L’infermiere ricorda poi che successivamente «fu sequestrato il diario clinico del detenuto. La terapia della mattina prevedeva un antidepressivo, quella della sera un ansiolitico». La terapia viene poi confermata da Giovanni Primiani, psichiatra dello stesso carcere: «Nel secondo colloquio, dopo pochi giorni, mi disse che aveva interrotto la terapia. Dal 5 novembre la interrompemmo perché non era nemmeno più consigliata e Michele Misseri aveva ripreso molte delle sue capacità». Primiani ha anche detto che nei vari colloqui avuti con Michele Misseri, quest’ultimo gli disse sempre di essere lui il responsabile di quanto accaduto, manifestando la volontà di togliersi la vita: «Nel primo colloquio del 7 ottobre Misseri mi raccontò qualcosa che era successo nel garage – ha dichiarato ancora lo psichiatra -. Non rivelò perché la ragazza fosse presente. Mi disse che lui era lì perché non funzionava il trattore. Ad un certo punto comparve la nipote Sarah. Tra i due non si capisce bene cosa fosse successo». 



A quel punto, «reagendo a qualcosa che aveva detto lui, Sarah gli avrebbe dato un calcio e si sarebbe girata per andare via. In quel momento l’avrebbe aggredita. Poi le avrebbe legato al collo una corda appoggiata su un trattore o una motozappa». Il testimone racconta poi che sempre Misseri ha raccontato di aver «portato il cadavere di Sarah in auto sotto un albero di fico che per lui rappresentava una “via crucis”. In passato il padre lo avrebbe bastonato proprio in quel luogo. Non ricordo se riferì di averla seppellita nelle vicinanze».

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