L’uomo che ha causato la morte di Melissa Bassi, la studentessa travolta dall’esplosione dell’ordigno esplosivo lo scorso 19 maggio mentre stava entrando a scuola, è stato finalmente identificato. Dopo aver controllato oltre 1400 possibili sospetti, gli inquirenti hanno messo le mani ieri sulla persona giusta. L’uomo infatti ha confessato: “Ho fatto tutto da solo, non so perché. Ho fatto esplodere la bomba di giorno, perché di notte non c’era nessuno”. Si tratta di un uomo di 68 anni originario della provincia di Lecce, titolare di un deposito di carburanti, sposato e padre di due figlie. Una persona assolutamente normale, ma come si deduce dalle sue prime dichiarazioni, in alto stato confusionale: “Ho avuto un colpo di testa, che volete fare?”. Le ipotesi dietro al suo gesto parlano di vendetta. Dopo aver escluso la pista della vendetta contro il preside dell’istituto Morvillo Falcone, sembra che il suo gesto sia stato motivato per la rabbia contro lo Stato e in particolare il sistema giudiziario. Tempo fa infatti Giovanni Vantaggiato, il killer, sarebbe stato truffato per una ingente somma, sembra 300mila euro, somma che però il processo non gli fece riavere indietro. Da qui il desiderio di vendicarsi contro tutto e tutti.



Che l’uomo sia in evidente stato confusionale, lo testimonierebbe anche una domanda da lui fatta: quanto tempo dovrò restare in prigione? Per il professore Alessandro Meluzzi, contattato da IlSussidiario.net, c’è molta perplessità sul personaggio: “In questo caso sembra esserci una sproporzione assoluta tra il mezzo e i fini, tra la pesantezza del gesto compiuto e la verità delle motivazioni. Ma soprattutto l’assoluta incoerenza della scelta dell’oggetto dell’azione distruttiva, cioè la scuola”. La perplessità, secondo Meluzzi, sta nel fatto che “solitamente la personalità soprattutto in relazione ai comportamenti può essere destrutturata e folle, ma di solito i folli hanno caratteristiche ricorrenti. Il primo tipo di folle è il serial killer, che però è quasi sempre molto coerente e lucido nella sua follia, mentre in questo caso sembra mancare proprio la coerenza”. Sembrerebbe, spiega Meluzzi, esserci dunque uno schema non logico, ma confuso, mentre invece l’esecuzione dell’atto terroristico sembra essere molto meticolosa, precisa, razionale e impeccabile. Sottolinea questa perplessità, Meluzzi: “Sono perplesso perché la personalità può essere destrutturata ma non in modo lacunare come invece si presenta questo signore. Cioè è difficile possa conservarsi la razionalità nell’azione dei comportamenti e possa esserci invece una assoluta irrazionalità nella motivazione che ha scatenato tali comportamenti”.



Andrà chiarito, prosegue, “se è il gesto di un folle e quindi se Vantaggiato è folle, ma se non è un folle allora bisogna arrivare a capire cosa c’è dietro a questa faccenda. Cosa nasconde, chi copre e trovare un movente che in qualche modo sia vagamente plausibile”. 

La vendetta, come sembra dalle prime ricostruzione, non sembra neanch’essa un movente adeguato: “Bisogna capire la vendetta verso chi e perché. Siccome l’oggetto della vendetta non potevano essere quelle povere ragazze colpite, di chi e in che modo voleva vendicarsi e perché e colpendo chi. Perché vendicarsi colpendo alla cieca di solito non è il modo di un vendicatore, lo fa almeno con una risonanza simbolica nei confronti di chi si vendica perché se no neanche la persona oggetto della vendetta capirà che voleva vendicarsi di lui”. 



Meluzzi a questo punto suggerisce un altro panorama: “C’è un precedente storico di cui tener conto. La strategia della tensione in Italia a partire dagli anni 70 è piena di colpevoli immediatamente confessi o quasi, che poi si sono rivelati del tutto inadeguati. Pensiamo a Bertoli e all’attentato alla questura di Milano, pensiamo a Fioravanti e all’Italicus e a Bologna. Molto spesso nella strategia della tensione c’è un colpevole di comodo, per cui anche questo caso merita riflessioni attente. Il colpevole facile non è sempre il colpevole vero: c’è un grosso interrogativo che deve essere totalmente chiarito”.

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