Nel 2004 l’Ingv ha realizzato una mappa della pericolosità sismica, basata su criteri probabilistici, in base alla quale “i terremoti in Emilia-Romagna rientrano in quanto era stato atteso otto anni prima”. A dichiararlo è Massimiliano Stucchi, direttore di ricerca dell’Ingv e coordinatore del pool che ha firmato la mappa. Quest’ultima, che alza la pericolosità sismica dell’Emilia, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Per il ricercatore sarebbe stato auspicabile che dopo di allora gli edifici realizzati prima del 2004 fossero rinforzati secondo criteri anti-sismici, mentre ciò non è stato fatto. Stucchi lancia quindi un allarme: “Ci sono altri miliardi di luoghi in Italia dove la stessa cosa che è avvenuta in Emilia potrebbe ripetersi domani, e dove in teoria si potrebbe ancora fare il possibile per evitare il peggio”.
Stucchi, lei ha coordinato il pool di ricercatori dell’Ingv che nel 2004 ha elaborato la mappa della pericolosità sismica in Italia. Che cosa ne pensa delle scosse delle ultime settimane?
I terremoti in Emilia-Romagna secondo noi rientrano in quanto era stato atteso.
In che senso?
Le mappe dell’Ingv sono probabilistiche, ed esprimono una probabilità di scuotimento che serve per fornire agli ingegneri i criteri su come costruire le case. I parametri che noi abbiamo prodotto nella mappa di pericolosità sono compatibili con le scosse registrate in Emilia-Romagna. Non abbiamo detto che era prevedibile, perché per prevedere occorre anche dire quando un terremoto avverrà. L’entità degli scuotimenti che si sono verificati è compatibile con quanto era stato previsto. Il quando, poi, è un altro discorso.
Quindi il criterio non deve essere quello di modificare la zona sismica dove c’è stato il terremoto, perché questo sarebbe un ragionamento a posteriori che non è quello scientifico cui si ispira l’Ingv …
Se gli scuotimenti del terremoto fossero stati drammaticamente più alti di quelli previsti dalla mappa, ci sarebbe stato qualcosa di sbagliato e quindi sarebbe stato necessario correre ai ripari. Non mi sembra però che sia questo il caso: gli scuotimenti attesi erano ampiamente all’interno di quello che era stato previsto. Piuttosto sono altri i problemi. Tutti dicono che quanto è successo è stato colpa del terremoto, in realtà è la progettazione degli edifici e dei capannoni a non essere stata fatta in modo adeguato.
Ci parli della mappa da voi elaborata.
La cosa più importante è che la mappa dell’Ingv non è stata solo un esercizio scientifico, ma è diventata riferimento ufficiale dello Stato ed è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Ha quindi un suo peso.
La mappa è diventata una legge dello Stato?
Non una legge, bensì riferimento normativo. L’ordinanza prevede che le Regioni, titolari di alcuni aspetti relativi ai terremoti, devono prendere quella mappa come riferimento. La lista dei Comuni a rischio sismico è stilata quindi dalle Regioni sulla base della mappa dell’Ingv.
Perché lo ritiene un fatto decisivo?
L’informazione più importante è che esiste una mappa, sulla base della quale le Regioni realizzano una loro classificazione che diventa legge. E’ questo l’aspetto che va considerato. Ci sono leggi dello Stato e leggi regionali, occorre andare a vedere se siano state applicate.
La Regione Emilia-Romagna ha seguito la mappa pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale?
Dovrebbe essere pacifico, io non lo so e non mi compete fare la verifica. Però le posso dire una cosa che forse ci stiamo dimenticando: prima del 2003 gran parte del territorio della Regione Emilia-Romagna e fra questo tutta la zona di cui parliamo oggi non era classificata come sismica. Anche nella migliore delle ipotesi, si sarebbe cominciato a costruire in modo anti-sismico dopo il 2003. In realtà non è andata così, ma è assodato che fino al 2003 nel Modenese non si è costruito secondo nessun criterio antisismico.
E’ normale che ciò sia avvenuto?
E’ andata così, ma non so se sia normale. Se crollano gli edifici costruiti prima del 2003 purtroppo non c’è niente da fare. Bisognava sapere che quegli edifici non erano stati costruiti in modo antisismico ed eventualmente rinforzarli.
Ma sarebbe stato un intervento di proporzioni enormi …
Certo che sarebbe stato un problema di grandi proporzioni. Ma non mi sembra che la soluzione migliore fosse quella di dire: “Siccome non si può fare niente, teniamo le dita incrociate”.
Lei avrebbe preferito un intervento anche sui vecchi edifici?
Sì. Ma non parliamo solo di ciò che è avvenuto adesso, ci sono altri innumerevoli luoghi in Italia dove la stessa cosa che è avvenuta in Emilia potrebbe ripetersi domani, e dove in teoria si potrebbe fare ancora il possibile per evitare il peggio.
I quotidiani hanno scritto che l’ultimo terremoto in Emilia è avvenuto nel 1570. E’ veramente così?
Questo non è vero. Quello del 1570 è stato l’ultimo terremoto forte, poi ce ne sono stati degli altri vicini a quella zona.
Qual è stato l’ultimo?
I terremoti, ovviamente di piccole dimensioni, si registrano tutti giorni, solo che non se ne parla. Nel 1986 in particolare si è verificato un terremoto a Bondeno, che ha provocato alcuni danni.
(Pietro Vernizzi)