Raniero Brusco assolto, perché non esistono elementi per ritenere provata la responsabilità penale nella uccisione di Simonetta Cesaroni. E’ quanto si legge nella motivazione della sentenza depositata in queste ore con cui la Prima Corte di Assise di appello ha assolto l’uomo, più di un mese fa. La sentenza ha lasciato un altro omicidio senza colpevoli nella lunga lista di fatti analoghi che costeggiano la cronaca italiana recente. In realtà, Simonetta Cesaroni veniva uccisa il 7 agosto 1990, ben ventidue anni trascorsi senza risolvere il rompicapo. Tornando alla sentenza con cui l’ex fidanzato della ragazza viene scagionato da ogni accusa, si legge: “Non c’è alcuna prova che Raniero Busco avesse un movente per uccidere l’ex fidanzata Simonetta Cesaroni”. Anche la prova che era stata ritenuta una delle più significative, il famoso morso ritrovato sul colpo della ragazza, non solo non è stato dato dal Busco, ma non è neanche un morso. Infatti nella sentenza si legge proprio non esistere alcuna prova che alla giovane venne inflitto un morso. Ma anche se lo fosse, la sentenza spiega: “E, anche qualora contro l’opinione del collegio peritale, si dovesse ritenere che le lesioni al seno siano da ricondurre a un morso, ancorché parziale, una sua attribuzione all’imputato Raniero Busco non sarebbe scientificamente sostenibile”. Stando alle parole dei giudici, poi, chi uccise Simonetta ha pulito in modo accurato la scena poetando via la maggior parte dei vestiti indossati dalla ragazza. Ci sono sì, sul reggiseno e sul corpetto della ragazza tracce di dna riconducibili al Busco, ma nessuna prova che tali tracce siano state lasciate il giorno del delitto. Infatti, si legge ancora, non c’è prova che i vestiti della ragazza fossero stati lavati dopo che i due, tre giorni prima del delitto, si erano incontrati. Infine, forse il dato più significativo, tra quelli citati dalla Corte, il fatto che non esista alcuna prova secondo la quale Busco avesse avuto dei moventi per uccidere Simonetta Cesaroni. Si prende atto che i due avessero dei problemi nella loro relazione affettiva, ma “non sono emersi atti specifici di violenza commessi dall’imputato in danno della vittima, né si può affermare che Busco sia portatore di personalità violenta”.
Secondo le testimonianze dell’epoca, il custode del condominio dove avvenne l’omicidio si era trovato tutto il giorno nel cortile dell’edificio in compagnia di altre persone e testimoniarono che nessuna persona si era introdotta nel palazzo il girono dell’omicidio.