L’11 luglio la Chiesa Cattolica celebra San Benedetto da Norcia, il quale viene festeggiato anche il 21 marzo, giorno presunto della sua morte. Si tratta di uno dei santi più importanti per il cattolicesimo ma viene riconosciuto anche da tutte le altre chiese cristiane come patriarca del monachesimo occidentale. Inoltre, dal 1964, è patrono d’Europa per il profondo segno che ha lasciato in tutto il continente. Fu proprio grazie alla sua famosa Regola che cominciarono a nascere i monasteri, dove fu possibile tramandare gran parte del patrimonio letterario del passato e che divennero fucine di cultura in un’Europa che usciva dal buio del Medioevo. Benedetto nacque a Norcia nel 480 circa da Eutropo, console romano della regione della Nursia, mentre la madre morì quando lui e la sorella Scolastica (poi divenuta santa a sua volta) erano ancora bambini. La tradizione vuole che i due siano stati affidati alla nutrice Cirilla che si prese cura di loro fino all’età adulta. A 12 anni venne inviato a Roma per studiare, ma ben presto si rese conto di quale corruzione e cattivi costumi regnassero in quella città che fino a cinquanta anni prima era stata “caput mundi”. Disgustato, lasciò l’urbe interrompendo i suoi studi e, poiché desiderava “piacere a Dio solo”, si diresse verso la valle del fiume Aniene dove soggiornò per un periodo presso una comunità di monaci ad Affile. Si diresse poi nei dintorni di Subiaco e trovò rifugio in una grotta del monte Teleo che ora si trova all’interno del monastero del Santo Speco. Qui rimase in eremitaggio per tre anni imponendosi di fortificare lo spirito resistendo alle maggiori tentazioni a cui sono sottoposti gli uomini: l’egoismo, la sensualità e l’ira. Una volta riuscito a dominare i propri istinti, il giorno di Pasqua del 500 (così tramandano le cronache) Benedetto abbandonò la vita di eremita e si dedicò alla fondazione di un monastero a Vicovaro di cui assunse la guida. In seguito ne fondò altri dodici nella zona di Subiaco. Il suo modo di reggere la guida dei monaci era però molto diverso da quello del tempo. Egli riteneva che la preghiera doveva anche concretizzarsi in azione, quindi ai momenti della giornata scanditi dalle orazioni e dalla contemplazione si doveva alternare il lavoro, senza dimenticare l’importanza dell’umiltà e dell’obbedienza. La sua fu una vera rivoluzione che riportava la vita monastica a contatto con quella terrena e presto nacquero in tutta Europa conventi che seguivano la Regola. 



In un periodo di invasioni, guerre, barbarie e confusione politica i monasteri benedettini divennero delle vere e proprie oasi di civiltà con campi e orti curati, scuole e un trattamento di assoluta uguaglianza tra ex pagani, cristiani e stranieri. Si narra che Benedetto suscitasse le ire di un monaco e che questi cercò di avvelenarlo: egli perciò si allontanò e si diresse a Montecassino, dove su un’altura su cui sorgevano le rovine di un tempio pagano eresse un nuovo monastero che dominava la pianura sottostante, quasi a voler indicare come quella costruzione dovesse essere come una sorta di faro, di ancora di salvezza per chi viveva quei tempi tanto tormentati. Benedetto morì nell’abbazia di Montecassino il 21 marzo di un anno sconosciuto che viene collocato tra il 543 e il 560, tuttavia molti testi indicano 547 e il suo culto si affermò subito, tanto che papa Gregorio Magno (590 – 604) gli dedica alcuni scritti in cui lo indica come un esempio di spiritualità. La sua tomba e quella della sorella Santa Scolastica si trovano a Montecassino ma numerose parrocchie francesi vantano il possesso di diverse reliquie: il monastero di Fleury sur Loire in Francia addirittura asserisce che le spoglie del santo riposano lì dopo essere state trasportate oltralpe alla fine del VI secolo quando i Longobardi avevano avevano raso al suolo l’abbazia. Benedetto, protettore dei monaci, degli ingegneri, degli speleologi e degli architetti, viene ricordato con grande solennità il 21 marzo a Norcia, sua città natale, a Subiaco e a Montecassino.

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