In Italia oltre otto milioni di persone sono povere e, di queste, quasi 3,5 milioni lo è in termini assoluti. E’ un Paese che fa sempre più fatica ad arrivare a fine mese e sempre più stretto nella morsa della crisi quello fotografato dall’Istat nel rapporto “La povertà in Italia”. Dati allarmanti, rimasti sostanzialmente stabili tra il 2010 e il 2011 solamente perché risultano peggiorate le condizioni delle “famiglie in cui non vi sono redditi da lavoro o vi sono operai” mentre sono migliorate quelle di dirigenti e impiegati. Insomma, l’Istituto nazionale di statistica ha rilevato che, nel 2011, l’11,1% delle famiglie è relativamente povero (per un totale di 8.173 mila persone) e il 5,2% lo è in termini assoluti (3.415 mila). In particolare, “l’incidenza della povertà relativa aumenta dal 40,2% al 50,7% per le famiglie senza occupati né ritirati dal lavoro e dall’8,3% al 9,6% per le famiglie con tutti i componenti ritirati dal lavoro, essenzialmente anziani soli e in coppia. Tra quest’ultime aumenta anche l’incidenza di povertà assoluta (dal 4,5% al 5,5%)”. La povertà assoluta aumenta in particolare tra le famiglie con la persona di riferimento ritirata dal lavoro (dal 4,7% al 5,4%), soprattutto se non ci sono redditi da lavoro e almeno un componente è alla ricerca di occupazione (dall’8,5% al 16,5%). Il rapporto Istat mostra inoltre che l’incidenza di povertà assoluta cresce tra le famiglie con a capo una persona con profili professionali e titoli di studio bassi: famiglie di operai (dal 6,4% al 7,5%), con licenza elementare (dall’8,3% al 9,4%) o di scuola media inferiore (dal 5,1% al 6,2%). Continua inoltre a persistere il netto divario tra Nord e Sud: come spiega l’Istat, infatti, “a fronte della stabilità della povertà relativa al Nord e al Centro, nel Mezzogiorno si osserva un aumento dell’intensità della povertà relativa: dal 21,5% al 22,3%. In questa ripartizione la spesa media equivalente delle famiglie povere si attesta a 785,94 euro (contro gli 827,43 e 808,72 euro del Nord e del Centro)”. IlSussidiario.net commenta questi dati insieme a Marco Lucchini, direttore della Fondazione Banco Alimentare Onlus: «Osservando il puro dato statistico si nota immediatamente che in Italia il fenomeno non presenta particolari cambiamenti da vent’anni a questa parte. Il numero riguardante le persone che vivono in condizioni di povertà oscilla ormai da molto tempo tra i 7,5 e gli 8 milioni, quindi significa che da un quarto di secolo a oggi tutto ciò che è stato messo in campo non ha migliorato la salute del Paese, almeno dal punto di vista statistico». Il problema però è un altro, spiega Lucchini, e deriva proprio dal fatto che il dato sulla povertà persista da tutto questo tempo: «Coloro che prima erano poveri non hanno migliorato la propria condizione ma, al contrario, tantissime persone che erano più abbienti adesso si stanno avvicinando pericolosamente verso soglie molto più basse. A differenza del passato, oggi c’è tantissima gente che, pur non rientrando nei dati emersi dal rapporto Istat, si trova a un passo dalla povertà. Basta un niente per vedere aumentare il numero che stiamo commentando nel giro di pochissimo tempo».



Insomma, fino a dieci anni fa si lottava per diminuire queste cifre, oggi si fa il possibile per evitare che aumentino. Lucchini paragona giustamente i tantissimi anni caratterizzati da opere di carità e accoglienza nel nostro Paese a una immensa diga che, fino ad oggi, ha resistito di fronte a ogni situazione: «Quello che davvero mi preoccupa – ci spiega – è che di fronte a un numero sempre crescente di famiglie e persone che si avvicinano alla povertà la sua protezione possa vacillare. Se a fare più fatica di tutti sono quelle stesse organizzazioni che hanno fatto ripartire l’Italia dopo la guerra e che attualmente la sostengono incredibilmente, allora la situazione si fa veramente grave».



Marco Lucchini conclude facendo il punto sul governo, composto sostanzialmente da “amministratori che, come tali, pensano a tagliare e a risparmiare. Il problema è che questi tagli colpiscono anche e soprattutto chi si sta impegnando per lo sviluppo del Paese, con conseguenze disastrose. Nel cosiddetto “Decreto Sviluppo” ho però trovato interessante l’articolo riguardante il Fondo nazionale per la distribuzione di derrate alimentari agli indigenti, che spero possa trasformarsi presto in realtà».

 

(Claudio Perlini)

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