Alla fine, è stato dichiarato innocente. Il tribunale di Palermo ha assolto l’ex ministro dell’Agricoltura Saviero Romano. Era accusato di concorso in associazione mafiosa. Già due volte la Procura aveva chiesto l’archiviazione, ma si era proceduto con l’imputazione coatta.  Ad emettere la sentenza è stato il Fernando Sestito, gup di Palermo, che ha applicato la formula prevista dall’articolo 530, secondo cui l’imputato va assolto laddove le prove a su carico si rivelino mancanti, incerte o contraddittorie. Secondo il pm Nino De Matteo, invece, sarebbero dovuto essere condannato a 8 anni di carcere. A tanto ammontava la sua richiesta di carcerazione. Secondo il magistrato, la carriera politica di Romano andava accostata a quella di Salvatore Cuffaro, condannato a 7 anni di reclusione per favoreggiamento aggravato alla mafia. In particolare, i due, secondo il Pd, condividevano una comune clientela mafiosa. Entrambi, sosteneva il Pm, avrebbero goduto dei benefici delle frequentazioni mafiose, con le quali avrebbero dato vita ad una serie di favori reciproci che avrebbe avuto come esito le loro elezioni. Romano, poi, era stato indicato da alcuni collaboratori di giustizia come il referente della cosca di Villabate. Il Pm era convinto che avesse «stipulato un patto politico elettorale mafioso con Cosa nostra», contribuendo «al rafforzamento dell’organizzazione mafiosa». Riguardo a Romano, evidentemente, il pm aveva torto. Era stato l’ex ministro stesso a dirsi convinto dell’opportunità del rito abbreviato. Attraverso i suoi legali, Franco Inzerillo e Raffaele Bonsignore, aveva fatto sapere di fidarsi del fascicolo del pm e che non riteneva vi fossero ragioni per chiedere un rito diverso. Commentando la sentenza, Romano non ha nascosto la propria soddisfazione, esultando: «Finalmente è finita». Si è, inoltre, detto convinto del fatto che sarebbe stato assolto per il semplice motivo che il fatto non sussiste. Tuttavia, ha fatto presente di essere amareggiato dal momento che i tempi lunghi della giustizia, cui a detta sua sarebbe stato sottoposto prima di giungere al verdetto, non si addicono ad un Paese civile.



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Romano, attualmente deputato di Popolo e territorio, nel corso delle repliche del pubblico ministero era scoppiato in lacrime e non era riuscito ad assistere alla lettura del dispositivo della sentenza. «In questi 20 anni ho sempre osservato le leggi e ho più volte giurato sulla Costituzione», ha dichiarato; denunciando l’atteggiamento dei media, ha, infine, ricordato di non aver avuto modo per molto tempo «di sapere quali erano le accuse a mio carico, l’opinione pubblica sì».



 

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