Sciopero degli addetti alle pompe di benzina previsto per il weekend dal 3 al 5 agosto, il weekend in cui si metteranno in marcia milioni di italiani per le ferie di agosto. Crisi permettendo naturalmente visto che date le previsioni saranno molti di meno del solito gli italiani che potranno permettersi di andare in ferie. Lo sciopero è stato deciso dalle organizzazioni dei gestori Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio. Motivo della serrata è il comportamento dell’industria petrolifera che secondo i sindacati starebbe portando al fallimento i gestori di distributori mentre il governo assiste senza intervenire “alla violazione delle leggi”. E in questo quadro che si preannuncia drammatico per quel weekend da bollino nero, si aggiungono comunque gli usuali aumenti al prezzo dei carburanti. Nelle prossime ore si è assistito a una raffica di aumenti che ha coinvolto i maggiori distributori come Eni, Esso, IP, Q8 e TotalErg, con aumenti sulla benzina compresi tra 0,4 centesimi (TotalErg) e 1,1 centesimi (Eni) e sul gasolio tra 0,5 centesimi (Esso e Q8) e 2 centesimi (IP). Gli aumenti arrivano in un quadro che aveva visto una iniziativa positiva, quello degli sconti attivati durante i weekend da alcune compagnie. La benzina con questi ultimi aumenti sale a 1,837 euro/litro (+0,6 centesimi) e per il diesel a 1,734 euro/litro (+1 centesimo). Il sito Quotidianoenergia.it fa sapere che gli aumenti toccano praticamente quasi tutte le compagnie petrolifere con l’eccezione di Tamoil. Aumentano anche i distributori no logo, le cosiddette pompe bianche. Ecco come il sito riporta gli aumenti in atto: Eni aumentasulla benzina di 1,2 cent euro/litro e sul diesel di 1,3; Esso +1 e +0,5; Q8 +0,5 e +1; Total Erg rispettivamente +0,4 e +1 cent; IP +2 cent solo sul diesel. Tornando alle agitazioni sindacali è previsto questa mercoledì un momento di informazione da parte dei gestori delle pompe che informeranno gli automobilisti delle ragioni e delle modalità di sciopero. Il 23 luglio scatterà la sospensione degli accordi collettivi per quanto riguarda il prezzo massimo di rivendita e dal 30 luglio al 5 agosto verrà sospeso il pagamento del rifornimento con carta di credito, bancomat e carte bancarie. Nei motivi dello sciopero anche accordi collettivi scaduti e non innovati, “margini tagliati unilateralmente fino al 70%, licenziamenti forzati degli addetti alla distribuzione, rifiuto di adottare diverse tipologie contrattuali, discriminazioni sui prezzi che spingono fuori mercato migliaia di impianti senza possibilità di reazione, vendite autostradali totalmente cannibalizzate”. 



Anche il governo è sotto accusa, secondo i gestori  “i petrolieri vogliono approfittare della confusione politica e della pesantissima crisi che ingessa il Paese, per regolare i conti con una intera categoria di lavoratori, consolidare le proprie rendite e scaricare sulla collettività il costo sociale di altri 120.000 disoccupati”. 

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