Oggi 18 luglio la Chiesa ricorda tra gli altri santi San Bruno (o Brunone) di Segni città  di cui è anche il patrono, vescovo ed esegeta. Nato da una famiglia benestante tra il 104 e il 1045, era originario di Solero d’Asti . La sua educazione fu affidata inizialmente ai monaci Martiniani, poi frequentò l’università di Bologna. Dopo gli studi il giovane Bruno sentì l’esigenza di condurre una vita dedicata a Dio e per questo motivo decise di recarsi a Montecassino nella celebre abbazia. Lungo il cammino che lo conduceva nel Lazio ebbe modo di sostare a Siena e qui il vescovo della città, Rodolfo, lo trattenne presso di sé nominandolo canonico della cattedrale. Venne in seguito inviato a Roma come rappresentante della diocesi e venne ospitato presso la residenza del cardinale Pietro Igneo che iniziò ad ammirare le sue doti di fine teologo e di abilissimo oratore. Questa sua fama giunse fino al papa Gregorio VII (Ildebrando di Soana) che lo incaricò di confutare le tesi eretiche riguardo l’eucaristia sostenute da Berengario di Tours durante il Concilio in Laterano del 1079. Dopo aver dimostrato che nel pane e nel vino della messa era veramente presente lo spirito di Gesù, Bruno venne nominato vescovo di Segni, località in provincia di Roma e lasciò la capitale per prendere possesso della sua cattedra. Qui però lo attendeva una situazione piuttosto difficile, il conte Adolfo, signore del luogo, era in aperto contrasto con il papa per la nomina dei vescovi (la famosa lotta per le investiture che vide protagonisti l’imperatore Enrico IV e papa Gregorio VII) e Bruno si vide imprigionato dal nobile che non riconosceva la sua carica. Nella torre dove venne rinchiuso, narra la leggenda, compì il suo primo miracolo. Assetato chiese l’acqua a una donna e la trasformò in vino per ben tre volte e a questo punto il conte, intimorito dai misteriosi poteri del santo, lo liberò. Provato dalla prigionia, Bruno rinunciò alla sua carica di vescovo e chiese il permesso di ritirarsi nell’abbazia di Montecassino, ma dopo alcuni anni, nel 1104, papa Pasquale II, conoscendo le sue formidabili doti di oratore e teologo, lo inviò a Poitiers, in Francia, per dirigere i lavori del concilio. Di ritorno a Montecassino, venne eletto abate, ma nel 1111 fu costretto a lasciare il convento perché si era schierato con l’antipapa Silvestro IV e rientrò a Segni dove morì il 18 luglio del 1123. Il suo culto non fu immediato, trascorsero 58 anni prima che papa Lucio III lo canonizzasse. Bruno lasciò molti scritti soprattutto a carattere esegetico in cui ha trattato ampiamente la simonia (Lybellus de simoniacis), ma anche l’eucaristia e i sacramenti, tra le sue opere si annoverano anche un commento a tredici libri della bibbia, la vita di alcuni santi (san Leone IX e san Pietro di Anagni), oltre un centinaio di omelie e diversi libri di sentenze. Dopo la sua morte le sue spoglie non ebbero pace, dapprima venne sepolto nella cattedrale di Segni, in seguito fu traslato a Montecassino, quindi il suo corpo venne smembrato in più parti affinché molti luoghi di culto potessero avere le sue reliquie. A Segni rimase il suo teschio ancora custodito all’interno della cattedrale in prezioso reliquiario settecentesco e proprio al suo teschio è legata una leggenda.



 Si narra infatti che durante uno dei numerosi saccheggi perpetrati dalle armate straniere sul suolo laziale il suo cranio fosse stato gettato a terra dai soldati e preso a calci come una palla, a quel punto il teschio si illuminò, la marmaglia si rese conto del fatto prodigioso e impaurita lo rimise al suo posto. San Bruno è il patrono del comune di Segni dove viene festeggiato solennemente nella settimana che si trova a cavallo del 18 luglio. Oltre alla processione e alle numerose cerimonie religiose che hanno come centro la cattedrale, si tiene anche un palio a cavallo che prevede diverse prove di destrezza e velocità.

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