“La droga cannibale non esiste. Gli atti efferati riportati dalla cronaca dipendono dal mix tra più sostanze stupefacenti, o tra droga e alcol, e non da una specifica sostanza in grado di indurre costantemente al cannibalismo”. Ad affermarlo è Elia Del Borrello, responsabile del laboratorio di tossicologia forense dell’Università di Bologna, dopo che anche in Italia un uomo ha morso il volto della fidanzata, presumibilmente dopo avere fatto uso dei cosiddetti catinoni, un estratto vegetale noto anche come “sali da bagno”.



Professoressa Del Borrello, come si spiegano gli episodi di cannibalismo delle ultime settimane?

Assumere una droga disinibisce l’individuo e libera i comportamenti repressi. La persona normalmente ha una coordinazione a livello del sistema nervoso centrale, e purtroppo quando viene meno questo tipo di integrazione superiore emergono istinti normalmente sotto controllo. Non esiste quindi una specifica droga che provochi determinate reazioni aggressive come il cannibalismo. Esiste una disinibizione derivante dagli stupefacenti che può aumentare l’aggressività, i comportamenti anomali, gli istinti di perversione e le patologie psichiatriche.



In che modo?

La componente principale è la patologia psichiatrica che sottende il comportamento dell’individuo, e che si evidenzia nell’occasione dell’assunzione di sostanze che possano portare a questa liberazione degli istinti repressi. Tutte le sostanze, anche vegetali, che creano un effetto allucinogeno provocano un’alterazione della percezione degli stimoli e della valorizzazione delle sensazioni. Quello che si rischia di intraprendere è un brutto viaggio, che consiste in un esternarsi dalla realtà, con l’assunzione di alcune sostanze o peggio ancora con dei mix che fanno venire a galla quello che era già presente nell’individuo.



Quali stupefacenti sono più predisposti a condurre al cannibalismo?

Specialmente le droghe eccitanti, quelle che danno sicurezza, quelle che disinibiscono e alterano l’aspetto cognitivo dell’individuo, portando purtroppo al verificarsi questi eventi. Il comportamento anomalo deriva dal fatto che, pur essendo razionalmente predisposti a capire quello che è il bene è quello che è il male, in queste circostanze la nostra razionalità salta e non siamo più nelle condizioni di controllare i nostri istinti. Nell’individuo in cui è già presente una patologia di base, viene amplificata la reazione.

Ma allora perché gli episodi di cannibalismo nelle ultime settimane si sono ripetuti con una frequenza così preoccupante?

Perché stanno immettendo sul mercato dei prodotti di sintesi di cui noi non conosciamo gli effetti a lungo termine. Quando parliamo di smart drugs, cioè di prodotti che sono commercializzati liberamente pur essendo dannosi per la salute, parliamo in termini molto ampi e generici di qualcosa ancora da studiare.

 

Anche in passato si sono verificati episodi di cannibalismo come questi?

 

Negli Stati Uniti c’è stata un’ampia pubblicizzazione di questi eventi, mentre in Italia si è preferito non parlarne. Ci vuole molta cautela, in quanto l’individuo che commette un atto dannoso per la società come un gesto di cannibalismo va analizzato da un punto di vista più ampio. Occorre cioè studiarlo sotto l’aspetto psichiatrico, sociale, dell’aggressività del momento scatenata da un comportamento circostanziale. L’atto del cannibalismo ha una componente patologica di fondo che emerge con l’aiuto di questi prodotti. Una persona con un’alterazione della percezione della realtà spazio-temporale, vede che qualcuno sta cercando di fargli del male, si sente esposto al pericolo e quindi reagisce aggredendo.

 

Gli atti riportati dalla cronaca sono però di una ferocia inaudita …

 

La ferocia dipende dall’associazione tra le diverse sostanze, incluso l’alcol. Dei mix non conosciamo tutti i possibili effetti. Tutto dipende da come e in quali quantità sono assunti.

 

(Pietro Vernizzi)