Firenze, lo sai,…la cosa che ho amato di più, è stata l’aria……Ricorderete la canzone di Ivan Graziani, lo studente di filosofia, lei che è già troppo lontana, con i suoi disegni e i suoi sogni… sullo sfondo di Ponte Vecchio e Palazzo della Signoria, tremando con le increspature dell’Arno allo sfiorare una mano, al fissare a fondo quegli occhi  specchiati dal cielo azzurro come uno sfondo di Giotto… Altro che romanticherie. Firenze lo sai, è un’altra cosa, i giovani l’amore lo consumano in fretta, avvinghiati a terra nel parcheggio dei motorini, con la schiena sull’asfalto e il sudore sporco che si appiccica addosso. Incuranti della statua di Dante che li guata torvo, dei turisti che se ne accorgono e li spiano, li fotografano con i telefonini per twittare la scena osé agli amici, o utilizzarla a mo’ di propaganda politica.



Che c’entra la politica. Che si fa, si espone un cartello con la scritta: vietato fare sesso nel centro storico, vicino ai monumenti celebri? Si costituiscono ronde a difesa del senso del pudore, come fanno i talebani? Uno si immagina che la gente ci arrivi, a non dare spettacolo osceno del proprio corpo e dei propri affetti. Appunto. Nell’episodio dei due ragazzi che a Firenze facevano sesso in piazza, le parole amore e affetto non hanno diritto di comparire. C’è solo un istinto animale, una violenza reciproca che non si cura del rispetto di sé e dell’altro e degli altri; c’è stupido disprezzo di un ritegno naturale e umano, perché altrimenti non ci si china a fare la cacca sulle gradinate di Santa Croce, non si tollera che i buontemponi si smutandino allo stadio? Ipocrisie, moralismi, il senso del pudore è relativo.



Già, tutto oggi è relativo. E’ relativo anche considerare amore lo sbattere la tua ragazza a terra e possederla come una cagna: sarà pur vero che il corpo è suo e se lo gestisce lei, ma tante battaglie femministe hanno portato a ben poco se ci si concede così, pure gratis, pare, senza manco un brivido, un palpito di timore, o almeno la ricerca estetica di una migliore location. Che so, un angolino a Boboli, l’antro di un palazzo, le toilettes degli Uffizi. Paolo e Francesca non hanno retto alla lettura di un romanzo cortese. Hanno pagato in vita e in morte. Ma i loro sguardi, la loro passione è rimasta nei secoli, perché è di tutti e di ogni tempo, la debolezza della carne, la furia di un sentimento capace di dominare la mente e spingere alla pazzia. 



Lo sapeva Dante, lo sappiamo noi. Inutile avere l’ossessione del sesto comandamento, inutile lo sdegno di chi chiede severità e rigore, ma tace o sogghigna se le escort se le porta a casa. Abbiamo ridotto l’amore al sesso, e il sesso a un’esigenza fisica. Nessuno deve aver detto a questi ragazzi che la pipì la fai da solo, il sesso è comunque un incontro di due persone; nessuno gli ha spiegato cos’è la libertà, e la felicità di un dono reciproco, costruito con la pazienza e il sacrificio. L’obiettivo non è la mortificazione, ma la felicità ed è possibile, succede, non è solo vetusta letteratura.

Cari ragazzi, quanto l’istinto non basterà più, quando avrete bruciato quel che credete amore in tante piazze, con tanti diversi e in fondo inutili compagni, quando per un attimo vi guarderete, lucidi dall’alcool o dalle droghe, vi troverete soli. Perduti, sfiduciati e soli. Non è lo scandalo dei bacchettoni, che credete di provocare sprezzantemente. Né la ramanzina che potrà farvi il poliziotto/a di turno, o l’ammenda eventuale che in nome della libertà qualche solerte magistrato si affretterà a impugnare. Il prezzo da pagare è la solitudine, e il disamore di sé. Nessuna sveltina potrà colmarli.