Un plotone di esecuzione. L’impressione era proprio questa, ascoltando la conferenza di Alex Schwazer mercoledì scorso. Tutti a cercare di estorcere la confessione su chi gli avesse fornito il doping, di sapere perché un campione come lui avesse voluto mettere a repentaglio la propria carriera e sporcare l’immagine di tutta l’atletica italiana. Ma quello che fa ancora più pensare è quella sorta di moralismo mischiato a giustizialismo che si respira e si è respirato in questi giorni. Non esiste un’idea di perdono ma di condanna senza appello. Tutti i sacrifici, le gioie, la storia personale vengono cancellati in un attimo, bollati da quell’infame etichetta che racchiude il termine “dopato”, che si può leggere in un altro modo: fallito. Sei uno che per raggiungere un obiettivo ha usato metodi scorretti, illegali, tradendo la fiducia di tutti. Ma quante volte è capitato nella nostra vita di sbagliare, di commettere errori, di sentirci fragili come Alex Schwazer? Quante volte il nostro sguardo è tornato ad alzarsi verso il cielo, ripartendo nella battaglia che ogni giorno la vita ci riserva, grazie a qualcuno che ci ha allungato la mano, ci ha detto e ci ha fatto sentire, nei fatti, il suo perdono, non scandalizzandosi del nostro limite e del nostro errore ma abbracciandolo. Perdonare infatti non significa cancellare radicalmente quanto è successo, ma lasciare aperta una porta affinchè ognuno di noi possa riscattarsi per non sentirsi determinato dal proprio limite. Dietro al perdono c’è infatti la grande forza dell’amore, dello sguardo di Uno che ti vuole bene per quello che sei, sia negli aspetti positivi che in quelli negativi. Il metodo che Dio ha nei nostri confronti è lo stesso che dobbiamo avere con gli uomini. Non c’è gioia infatti più grande che nell’essere perdonati, nel poter ripartire dopo uno sbaglio. Alex Schwazer rappresenta perfettamente ognuno di noi. Ha sbagliato ma ha bisogno di essere perdonato. Chiede a ognuno di noi di dargli un’altra possibilità. Per ripartire come atleta. E come uomo.
(Francesco Montini)