VATICANO – RINVIATO A GIUDIZIO IL MAGGIORDOMO. INFORMATICO ARRESTATO – Paolo Gabriele, il maggiordomo del Papa accusato di furto aggravato, è stato rinviato a giudizio dalla magistratura vaticana. Il giudice istruttore Piero Antonio Bonnet ha emesso la sentenza, nella quale emerge che anche una seconda persona è stata arrestata. Si tratta di Claudio Sciarpelletti, informatico. Anche se la notizia non era ancora uscita, il fatto risalirebbe al 25 maggio 2012. Il portavoce vaticano Federico Lombardi ha comunque puntualizzato che il ruolo di Sciarpelletti è comunque “marginale” nella vicenda. L’udienza verrà fissata dopo il 20 settembre, anche se sembra ormai confermato che è stato Paolo Gabriele a rivelare dettagli segreti al giornalista Gianluidi Nuzzi, autore del libro scandalistico “Sua Santità” e che è sempre lui l’uomo incappucciato che ha accettato di farsi intervistare per la trasmissione Rai condotta da Bruno Vespa, Porta a Porta. 
A casa del maggiordomo del Pontefice Benedetto XVI, sono stati ritrovati numerosi documenti e un assegno di 100.000 euro destinato al Santo Padre. Non solo, una pepita d’oro, una preziosa copia dell’Eneide del Cinquecento dal valore inestimabile, un dossier di una quarantina circa di documenti. L’assegno è datato 26 marzo 2012 e proviene dall’Universitad Catolica San Antonio di Guadalupe (intestato a «Santidad Papa Benedicto XVI»). La pepita d’oro sarebbe dovuta giungere invece a Sua Santità dal signor Guido del Castillo, direttore dell’Aru di Lima (Perù).
«C’è volontà di trasparenza e di rispetto per il ruolo della magistratura vaticana, per la sua competenza e autonomia». Con queste parole Padre Lombardi ha spiegato l’atteggiamento di Papa Benedetto XVI nei riguardi dell’inchiesta, il cosiddetto scandalo Vatileaks, che deve indagare le cause della sottrazione di documenti riservati. «Il Papa ha invitato a procedere nel suo lavoro senza interferenze la magistratura, come del resto è avvenuto anche da parte della Segreteria di Stato. 



È chiara l’intenzione di rispettare il lavoro della magistratura. Questo – sottolinea sempre Padre Lombardi – spiega anche perché non sono state pubblicate le risultanze della commissione cardinalizia, proprio per non interferire con il lavoro dei magistrati».

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