Quella della regione Toscana, è una «decisione di merito e non di principio». Elio Borgonovi, docente di Economia delle aziende sanitarie all’Università Bocconi di Milano, commenta così la decisione delle Toscana di elevare i prezzi dei ticket sulle Fivet, le fecondazioni in vitro per la procreazione assistita. In futuro, una coppia infertile “in attesa” potrebbe così arrivare a spendere fino a 500 euro per un singolo tentativo. Ma le tecniche più complesse possono prevedere esborsi anche di 700 euro a volta. Senza entrare nel merito dei problemi di carattere etico che la fecondazione in vitro solleva e nemmeno in quelli di carattere giuridico in termini di compatibilità con l’ordinamento italiano, Borgonovi spiega perché, «difendere il diritto alla gratuità di queste prestazioni è fuori luogo in questo momento storico».
Dopo la decisione della Toscana di elevare i ticket per la fecondazione in vitro da 100 a 500 euro e più, molti medici hanno spiegato che la gratuità di queste prestazioni è insostenibile. Lei cosa ne pensa?
Che sia insostenibile è indubbio. Ma, a mio avviso, il problema va affrontato da un altro punto di vista. Provo a spiegarmi: nella misura in cui viviamo tempi in cui si chiedono sacrifici per una serie di prestazioni mediche che dipendono meno dalla volontà dei soggetti di quanto non dipenda invece il ricorso alla procreazione assistita, il fatto di chiedere a chi decide di ricorrervi un giusto concorso alle spese sostenute dall’ospedale non dovrebbe destare scandalo. A maggior ragione perché si tratta di soggetti che esercitano una libertà. Anche se taluni la chiamano diritto, ma qui ci sarebbe da fare puntualizzazioni che esulano dalle mie competenze…
La delusione tra le coppie “in cerca di un bimbo” è forte commentano i giornali…
Io non mancherei di sottolineare che questo tipo di scelta, da un punto di vista socio-economico, tende ad essere una scelta di persone che possono permettersi questo innalzamento di prezzo. E non mancano le analisi a dimostrarlo. Sembra brutto fare un discorso di questo genere, però, in un periodo storico in cui vengono messi addirittura in dubbio certi diritti fondamentali della persona, come il diritto alla salute e all’istruzione, non mi sembra fuori luogo sottolinearlo. Anche perché la scelta della regione Toscana è una scelta di merito e non di principio. Si tratta di una decisione contingente alle circostanze attuali. E sostenere la gratuità di simili prestazioni in questo momento storico è assurdo, proprio perché non esistono ragioni di principio forte né ragioni di merito forti.
Quanto costa la fecondazione in vitro se parametrata ad altre prestazioni sanitarie?
Quello riportato non è un costo elevatissimo rispetto ad altre prestazioni offerte dagli ospedali. Basti considerare che una giornata di degenza può supera gli 800 euro, fino 1000. E i drg superano i 1500/2000 euro. Non è dunque un costo così elevato come può sembrare. E nemmeno lo è la compartecipazione di chi ci ricorre.
Intanto, per la crisi, le persone cominciano a “fare economia” anche sulle spese sanitarie. C’è da preoccuparsi?
È vero. In altri campi l’aumento dei ticket arriva a portare delle persone a rinunciare a prestazioni giudicate rilevanti per la propria salute. Recentemente sono aumentati anche in Italia gli studi che mettono in evidenza come persone a basso reddito abbiano rinunciato a farmaci e prestazioni sanitarie e rilevanti e significative a causa del loro elevato costo.
(Matteo Rigamonti)