Il 14 agosto la Chiesa cattolica ricorda San Massimiliano Maria Kolbe, martire nel campo di sterminio di Auschwitz. Il Santo nacque l’8 gennaio 1894 a Zdunska Wola, zona della Polonia soggetta al controllo della Russia, da una famiglia povera e fu mandato a compiere gli studi nella vicina città di Leopoli. A soli 13 anni si fece francescano ed entrò nel convento di quella città, mentre negli anni successivi fu mandato a completare i suoi studi prima a Cracovia e poi a Roma. Qui studiò filosofia e teologia ma si appassionò anche alla matematica delle scienze, alla fisica e alla chimica, cosa che gli consentì di conseguire due lauree, la prima in teologia, la seconda in matematica. Dopo avere professato i voti perpetui ed essere stato ordinato sacerdote nel 1918 fece ritorno in Polonia, a Cracovia. Il giovane Massimiliano era un sacerdote socievole e ben voluto da tutti, in particolare dai suoi compagni di seminario. La sua fede era molto forte e gli infondeva un grande ottimismo e l’apertura verso gli altri e verso la vita. Soleva ripetere, di fronte alle disavventure, che la prossima volta sarebbe andata meglio. I suoi compagni, alcuni dei quali condivisero con lui l’esperienza del campo di concentramento, lo ricordano come un uomo sorridente e sempre sereno anche di fronte alle più gravi avversità. Durante gli anni della sua formazione e della sua permanenza in Italia fondò la “Milizia dell’Immacolata”, a testimonianza della sua fede profonda e della sua devozione nei confronti della Vergine Maria. In un periodo storico duro e difficile, nel quale il nazionalismo e le ideologie totalitarie si stavano diffondendo in tutta Europa, Massimiliano era deciso a portare una parola di pace e di speranza presso tutti i popoli. Per fare questo diventò esperto di radio e ottenne il brevetto di radioamatore. Nel 1927 fondò, in un villaggio non lontano da Varsavia, un convento che alla vigilia della guerra era già diventato il più grande d’Europa e che ospitava circa mille seminaristi. Qui, durante il conflitto, i frati offrirono asilo e ospitalità a moltissime persone e nascosero anche molti ebrei quando cominciarono le persecuzioni. Nel 1930, pur essendo afflitto dalla tubercolosi, Massimiliano partì come missionario per il Giappone arrivando fino a Nagasaki. Nei sei anni della sua permanenza si dedicò alla diffusione del culto mariano fondando un convento alle falde del monte Hikosan e stampando un bollettino che dopo pochi anni diventò una rivista. Nel 1936 fece ritorno in Polonia, ma la guerra e la situazione politica in Europa precipitavano gli eventi. 



Con le persecuzioni, il nazismo in Germania e il fascismo in Italia la fede e la speranza sembravano avere abbandonato il mondo e i popoli. Quando la Polonia venne invasa e occupata dalla Germania nazista, nel 1939, Massimiliano fu arrestato insieme a molti dei suoi confratelli. Restò detenuto per tre mesi, quando fu rilasciato e fece ritorno al suo convento per trovarlo quasi del tutto distrutto dai bombardamenti. Ma lui non si perse d’animo, coma sempre aveva fatto fino ad allora, e trasformò il convento in un asilo per i profughi e in un rifugio per i perseguitati e per tutti coloro che in quella guerra terribile avevano perso ogni cosa. Arrivò ad ospitare migliaia di persone e a sfamare chiunque gli chiedeva aiuto. Nel 1941 la sua attività, sempre più invisa al potere nazista che devastava la Polonia, lo mise al centro dell’attenzione dei gerarchi nazisti che diedero nuovamente ordine di trarlo in arresto. Massimiliano fu arrestato il 17 febbraio 1941 dalla Gestapo e fu così che alcuni mesi dopo il frate fu internato ad Auschwitz dove, insieme a gli altri detenuti, fu addetto a lavori umilianti e durissimi, soffrendo il freddo e la fame. Celebrò in segreto la messa, nonostante fosse severamente proibito. Alla fine del mese di luglio, la fuga di un detenuto appartenente al suo stesso blocco causò una rappresaglia da parte dei carcerieri. Uno degli uomini scelti per essere fucilato sul posto scoppiò in lacrime chiedendo pietà e gridando che aveva una famiglia e dei figli piccoli che lo aspettavano. Massimiliano si offrì di essere scelto al suo posto. Lo scambio fu accettato e dopo una atroce agonia durata molti giorni senza cibo né acqua, il sacerdote fu ucciso il 14 agosto 1941. Le sue ultime parole all’ufficiale nazista che gli faceva l’iniezione letale furono: “Solo l’amore crea”. Fu beatificato da papa Paolo VI e canonizzato da papa Giovanni Paolo II. E’ il protettore dei radioamatori e ci sono molte radio in Italia e in Polonia che portano il suo nome.

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